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Infinite liste di attesa in sanità in Italia

Liste di attesa infinite
Liste di attesa infinite

 

Il Quotidiano Sanità pubblica una ampia panoramica sulla situazione – desolante – delle liste d’attesa in Italia: tempi biblici, disservizi Cup, scarse informazioni e prescrizioni prive dei codici di priorità. Il report del Ministero della Salute sui primi 4 mesi del numero verde 1500. Dal Lazio record di chiamate.
A poco più di 4 mesi dall’avvio del numero di ascolto sono state circa 1.800 le segnalazioni giunte al Ministero di cui il 59% per lamentarsi delle lunghe attese. Il più alto numero di proteste da Roma, Milano e Napoli. Emersa la necessità di informazione sulle modalità di fruizione dei servizi di specialistica ambulatoriale, sulle modalità di prenotazione, sul ruolo del CUP, sul significato del Piano Nazionale. Ancora poco usati i servizi web, ma chi li usa trova poche informazioni.

Numero telefonate. Circa 1800 sono state le telefonate raccolte dal 1500 sul tema delle liste di attesa dal giorno di attivazione del servizio, 8 ottobre, al 31 dicembre, in orario di operatività (dalle ore 10.00 alle ore 16.00). Circa 8000 sono i cittadini che hanno contattato il servizio nell’arco delle 24 ore, utilizzando le informazioni fornite dal messaggio della segreteria telefonica dopo la chiusura del servizio.
Durata telefonate. Il tempo medio di conversazione è stato circa 8,31 minuti, il tempo massimo circa 1,17 ore. La complessità dell’argomento, l’esigenza di informazione e la richiesta di ascolto hanno caratterizzato le conversazioni, comportando a volte tempi insolitamente lunghi delle conversazioni.
Donne e over 60 coloro che hanno chiamato di più. Le donne si sono dimostrate più versatili alla telefonata, 57.0% delle chiamate. Il cittadino che si è rivolto al servizio è di età media, 64 anni (min.18 max. 90) ha raccontato le proprie esperienze e in quota significativa quelle di altri.
Da Lazio e Lombardia il maggior numero di telefonate. Le telefonate sono giunte, in ordine decrescente, dalle regioni: Lazio (24%), Lombardia (13%), Campania (8.6%), Sicilia (8.0%) e Toscana (7.8%) e Puglia (6%). Statisticamente irrilevanti le chiamate dal Trentino Alto Adige e dalla Valle d’Aosta (2 telefonate per regione).
Il 59% si è lamentato dei tempi per l’erogazione della prestazione. La maggior parte dei cittadini (59% delle telefonate) si è lamentata per i tempi di erogazione delle prestazioni: Lazio 24.0%, Lombardia 13.0%, Campania 8.6%, Sicilia 8.0%, Toscana 7.8%, Puglia 6.0%.
Rilevante la richiesta di informazione sul PNGLA e sulla possibilità di ricorrere all’intramoenia pagando solo il ticket, 17% delle conversazioni.
Le segnalazioni sull’eccedenza dei tempi di erogazione hanno costituito il 12% degli argomenti affrontati dai cittadini: Lazio 25.3%, Lombardia 10.5%, Campania 9.5 %, Puglia 8.4%, Sicilia ed Emilia Romagna 7.4%.
Le segnalazioni sui disservizi dei CUP è risultata pari al 6.0%: Lazio 24.1%, Sicilia 20.7%, Lombardia 12.1%, Sardegna 10.3%, Toscana 6.9%, Campania Basilicata Puglia e Marche 5.2%.

Le prestazioni più rappresentate. Tra le 58 prestazioni del PNGLA sono risultate maggiormente rappresentate: la visita oculistica 11.35%, l’ecografia addome 7.0%, la mammografia e la colonscopia 6.8%, la visita cardiologica 5.0 e la visita neurologica 4.5%.
Tra le 58 prestazioni del PNGLA di primo accesso sono risultate maggiormente rappresentate: la colonscopia 11.9%, l’ecografia dell’addome 8.7%, la visita oculistica 7.1%, la visita
cardiologica 5.6%, l’esofago-gastro-duodeno-scopia la visita dermatologica e la mammografia 4.8%.
Tra le 58 prestazioni del PNGLA di controllo sono state oggetto di lamentela: la visita oculistica 12.1%, la mammografia 10.0%, la colonscopia 6.9%, la visita cardiologia e la visita neurologica 6.2%, l’ecografia addome 4.8%, l’ecografia capo e collo e l’ecografia della mammella e la visita endocrinologica 4.5%.

Le Asl più segnalate per le liste d’attesa più lunghe.
Le regioni e ASL maggiormente segnalate per eccedenza dei tempi di erogazione delle prestazioni di primo accesso, sono risultate: Lazio 22.4% (RM 2, RM 1 e Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini), Lombardia 11.2% (ATS della città metropolitana di Milano, ATS della Brianza, ASST Papa Giovanni XXIII), Campania 9.7% (ASL Napoli 3 sud, ASL Napoli 1 centro, Azienda Ospedale G. Rummo), Sicilia 9.7% (ASP Catania, ASP Palermo, ASP Ragusa), Emilia Romagna 8.3% (AUSL Bologna, Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, AUSL di Ferrara).

Le regioni e ASL segnalate per le prestazioni di controllo sono risultate: Lazio 25.4% (Policlinico Umberto I, RM 2, Frosinone, Latina,), Sicilia 10.1% (ASP Catania, ASP Messina, Azienda Ospedaliera Universitaria P. Giaccone, ASP Caltanissetta), Lombardia 10.1% (ATS della città metropolitana di Milano, ATS della ASST Papa Giovanni XXIII, ASST Spedali Civili di Brescia, ASST Fatebenefratelli Sacco), Toscana 8.1% (Azienda USL Toscana centro, Azienda USL Toscana nord ovest, Azienda USL Toscana sud est).

Le osservazioni dei tecnici del Ministero della Salute.
“I cittadini della regione Lazio – evidenziano i tecnici – , popolazione residente 5,898 milioni di abitanti al 31 dicembre 2017, si sono rivolti maggiormente al numero di pubblica utilità: 24% delle telefonate. Il dato appare ancora più rilevante se confrontato alle telefonate effettuate dai cittadini della regione Lombardia, 10 milioni di abitanti nel 2017, che ha rappresentato il 13% delle chiamate”.

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