di Maria Antonietta Mastrangelo
Seggi inadeguati, il divieto di recarsi in seggi diversi dal proprio, sono i problemi principali e in 8 paesi non esiste voto a distanza, queste le maggiori difficoltà incontrate dalle persone con disabilità. Ma il voto è un diritto che tutti devono poter esprimere.
Il diritto al voto per le persone con bisogni speciali: la situazione attuale in Europa
Il diritto c’è, ma non nei fatti: le persone con disabilità possono votare per legge, ma di fatto 800 mila di loro sono esclusi da questa possibilità, a causa di seggi inaccessibili, dell’assenza di supporti e normative inadeguati.
Questo è quanto rivela il Comitato economico e sociale europeo (Cese) nella relazione informativa. La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo è stata recentemente pubblicata in 24 lingue.
Si tratta di una realtà variegata e critica, soprattutto in alcuni Paesi; infatti circa 800 mila cittadini dell’Unione, in 16 paesi dell’Ue, si vedono negato dalla normativa nazionale il diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo a causa delle loro disabilità o dei loro problemi di salute psichica, come si legge nell’opuscolo in italiano.
Disabilità e voto: le barriere
Uno dei possibili impedimenti è il seggio elettorale inadeguato: Se ne avessero la possibilità, molti sceglierebbero un altro seggio (si legge nella relazione).
Tuttavia, in 12 paesi dell’Ue la legislazione nazionale non consente agli elettori di votare in un seggio elettorale diverso da quello loro assegnato, senza cambiare anche il luogo di residenza.
Altro aspetto riguarda il fatto che, in otto paesi dell’Unione non vengono offerte soluzioni alternative al voto presso il seggio elettorale, quali il voto per corrispondenza, il voto elettronico o il voto mediante urna elettorale mobile.
Per quanto concerne gli elettori con disabilità visiva invece, si osserva che essi in 18 paesi dell’Ue, non hanno alcuna possibilità di votare in modo autonomo, ma devono incaricare un accompagnatore di esprimere il voto a loro nome.
Altra questione è invece quella relativa alla mancanza di informazioni accessibili, che scoraggia quindi, la partecipazione al voto.
La possibilità della revoca del diritto di voto: ancora un diritto negato
In alcuni casi, diversi da Paese a Paese, la disabilità è incompatibile con il riconoscimento del diritto di voto.
A tal proposito emerge che in nove paesi dell’Ue, l’ordinamento giuridico revoca automaticamente il diritto di voto delle persone sottoposte a tutela totale, mentre in sette paesi è possibile privare una persona del diritto di voto, sulla base di una valutazione compiuta dal giudice caso per caso.
Proseguendo nell’indagine si osserva che In 11 paesi dell’Ue un cittadino non può essere privato in nessun caso del diritto di voto.
Ad esempio, in Portogallo circa 100 persone con disabilità non possono esercitare il diritto di voto, mentre in altri paesi il loro numero potrebbe ammontare anche a circa 300 mila.
La tendenza è però quella di rompere l’automatismo tra tutela e revoca del diritto di voto: Nella fattispecie si è visto che, negli ultimi anni i paesi dell’Ue hanno manifestato la tendenza ad astenersi dal revocare automaticamente il diritto di voto.
Il Parlamento europeo e altre istituzioni dell’Ue dovrebbero contribuire piuttosto, ad accelerare tale cambiamento negli ordinamenti giuridici degli Stati membri, con l’obiettivo di abolire tutte le restrizioni giuridiche, relative al diritto di voto delle persone con disabilità, si legge nella relazione.
Accessibilità e seggi
In 11 paesi dell’Ue è previsto che tutti i seggi elettorali debbano essere adattati alle esigenze delle persone con disabilità, ma l’accessibilità è spesso concepita come assenza di barriere fisiche per le persone su sedia a rotelle (come si legge nel rapporto).
Si tratta di una visione ristretta che non tiene conto di una serie di problemi; ad esempio le esigenze specifiche delle persone non vedenti.
Secondo il Cese infatti, dato che i seggi elettorali non possono essere adattati rapidamente alle esigenze delle persone con disabilità, la soluzione migliore consiste nel permettere agli elettori con disabilità, di votare in un seggio elettorale diverso da quello loro assegnato sulla base del luogo di residenza.
Schede elettorali in formato accessibile
Non solo il seggio, ma anche la scheda elettorale deve risultare adeguata alle esigenze di un elettore con disabilità.
Per esempio, scrivere il nome o il numero di registrazione di un candidato, oppure disegnare un cerchio intorno alla scelta effettuata rappresenta un ostacolo considerevole per gli elettori con limitata funzionalità delle mani.
La soluzione individuata dal Cese consisterebbe quindi, nel consentire agli elettori di effettuare una scelta apponendo una “x” o un segno analogo in una casella sufficientemente grande.
Per le persone non vedenti o ipovedenti o per coloro che hanno difficoltà a scrivere in modo leggibile con una penna, la soluzione più valida è invece spesso costituita da copertine speciali per le schede elettorali, purché le informazioni necessarie per esprimere il voto, siano fornite in codice Braille o in un testo di facile lettura.
Le buone prassi
La relazione illustra alcune buone pratiche, messe in campo da alcuni Paesi dell’Unione per ampliare le opzioni di voto per le persone con disabilità, a cominciare dagli opuscoli informativi, ai seggi elettorali accessibili mobili, dalle schede di facile compilazione, al voto anticipato, dal voto elettronico al voto assistito (anche da parte di minori, come accade in Francia), dalla mappa dei seggi accessibili alle informazioni audio e in Braille, dalle lenti d’ingrandimento nei seggi, alle cabine elettorali nei luoghi di cura, dal seggio comune per assistito e assistente, al voto per corrispondenza.
In particolare, sono dieci i paesi dell’Ue che offrono almeno ad alcune categorie di elettori, la possibilità di votare in anticipo presso un apposito seggio elettorale.
Questo, per il Cese, rappresenta un mezzo efficace per aiutare le persone con disabilità a partecipare alle elezioni.
Esiste poi, in alcuni Paesi, il “voto per corrispondenza”, consistente nella possibilità offerta all’elettore con disabilità di ricevere la scheda in anticipo, di compilarla personalmente e di spedirla alla commissione elettorale.
Per il Cese si tratta di una modalità che semplifica notevolmente la procedura elettorale per molte persone con disabilità, uno strumento facilitatore di grande utilità.
Tuttavia, la comodità di tale soluzione dipende, tra le altre cose, dalla semplicità della procedura di registrazione e dall’assenza di spese.
Un’altra valida soluzione, adottata in 17 Paesi dell’Ue, consiste nella cabina elettorale mobile, realizzata fintantoché l’accessibilità ai seggi elettorali non sarà migliorata.
In tal caso le autorità elettorali, dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di collocare un’urna elettorale di piccole dimensioni fuori del seggio elettorale o di fronte ad esso, per consentire l’esercizio del voto agli elettori con una mobilità autonoma ridotta.
Mentre in quattro paesi dell’Ue è possibile anche usufruire del “voto per delega”, che però presenta delle criticità, questo perché in tal caso le autorità, devono rivolgere una particolare attenzione alla modalità con cui viene delegato il diritto di voto, al fine di evitare irregolarità nella procedura elettorale.
Alcune perplessità sono state espresse anche per il “voto elettronico”: adottato in Estonia per tutti i cittadini, ma (precisa il Cese) in un quadro globale di comunicazione elettronica tra i cittadini del paese e le autorità nazionali.
Mettendo da parte le preoccupazioni concernenti la sicurezza, le autorità negli altri paesi dell’Ue dovrebbero investire in modo significativo, nella sensibilizzazione dei cittadini in merito a questa modalità di voto.
L’obbligatorietà del voto in tre paesi europei
In alcuni paesi europei (osserva il Cese), le persone con disabilità che si trovano nell’impossibilità pratica di votare a causa della mancanza di soluzioni adeguate, possono subire uno stress considerevole, dovuto al timore di incorrere in sanzioni amministrative. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati in strutture, essi dovrebbero sempre avere accesso a un’urna elettorale mobile per esprimere il loro voto.
Ma questo oggi accade solo in 7 paesi dell’Ue. In breve: la relazione intende porre il problema in tutta la sua portata e illustrare svariate soluzioni praticabili. Oltre a godere del pieno diritto di voto, infatti, le persone con disabilità dovrebbero anche avere la possibilità di esprimere il loro voto nella modalità più adatta alle loro esigenze specifiche.
Il Parlamento europeo dovrebbe assumere un ruolo guida nell’elaborare una legislazione capace di tradurre tale diritto in realtà.
Fonte Redattore Sociale