La sordocecità è una disabilità specifica e complessa che colpisce circa 2,5 milioni di persone in Europa (0,8 milioni sotto i 65 anni) e 189 mila in Italia. Eppure non è ancora riconosciuta in tutti gli Stati membri. Il 22 ottobre è stata la Giornata europea della sordocecità, istituita per l’anniversario della fondazione della European Deafblind Union (EDbU), federazione di associazioni nazionali di e per le persone sordocieche. È un’occasione per porre l’attenzione su questi pazienti che durante la pandemia hanno vissuto un doppio isolamento.
“In questo momento così drammatico per l’Europa tutta, è importante non lasciarci soli – spiega Francesco Mercurio, presidente del comitato delle persone sordocieche della Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus. – Rispetto agli altri paesi, l’Italia è il fanalino di coda perché non considera la disabilità come il rapporto che la persona con minorazione ha con l’ambiente nel quale vive perché “nonostante il nostro Paese abbia visto, finalmente, il decreto attuativo per la creazione di corsi di laurea universitari di Lingua dei Segni Italiana (LIS) e Lingua dei Segni Tattile (LIST), i problemi sono ancora molti”.
La pandemia, con le inevitabili misure di distanziamento sociale, ha esacerbato la condizione di isolamento che i sordociechi già vivevano quotidianamente, perché la loro comunicazione e il loro orientamento si esplica prevalentemente attraverso il tatto. In più la crisi di dimensioni globali rischia di far percorrere passi indietro rispetto ai diritti faticosamente conquistati.
“L’Europa è percorsa da una grave crisi economica, che arriva dopo una pandemia che ha messo a dura prova la vita di tutti. Ma come sempre accade in questi momenti, quando la vita di tutti diventa difficile, per chi ha una disabilità diventa difficilissima. La grande paura che le persone sordocieche sentono in questo momento è quella di tornare indietro sui diritti conquistati, e che la logica del risparmio in tempi di crisi porti ad un ulteriore restringimento dei già pochi diritti che ci sono riconosciuti. In questo momento, dunque, la priorità è difendere quello che c’è, in vista di un futuro migliore” spiega Mercurio.
I progetti europei
Per garantire maggiore inclusione e autonomia alle persone che non vedono e non sentono, attualmente la Fondazione è coinvolta in tre importanti progetti internazionali perché è importante “valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione: è un approccio nel quale crediamo fortemente e che abbiamo sviluppato grazie al prezioso confronto con l’Europa sin dalla fine degli anni ’70” spiega Patrizia Ceccarani, direttore tecnico scientifico della Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus.