E’ stato accolto in trionfo a Kathmandu, in Nepal, l’ex soldato britannico che ha fatto l’impresa: è stato il primo a scalare l’Everest con la doppia amputazione delle gambe sopra il ginocchio. “Lo faccio per tutti i disabili, continuerò a impegnarmi per loro”, è stato il suo commento. Ad entrare nella storia è Hari Budha Magar, 44 anni, che in Afghanistan, dove ha combattuto nelle Brigate Gurkha, unità speciale dell’esercito britannico composta da soldati gurkha nepalesi, ha perso entrambi gli arti inferiori, calpestato accidentalmente un ordigno esplosivo improvvisato. Era il 2010.
“Il mio obiettivo principale per il resto della mia vita sarà lavorare per sensibilizzare sulla disabilità“, ha detto Magar al suo ritorno a Kathmandu, tra le centinaia di sostenitori e funzionari, tra cui il ministro del turismo del Nepal, che lo hanno accolto all’aeroporto e gli hanno offerto ghirlande.
Dall’aeroporto, poi, su un camion scoperto decorato con fiori, ha sfilato nella capitale, salutando con la mano la folla lungo la strada. “Tutti noi abbiamo le nostre debolezze e disabilità, ma invece delle debolezze dovremmo concentrarci sulla nostra forza, e solo così possiamo tutti condurre una vita migliore e significativa”, ha aggiunto l’ex soldato che vive in Gran Bretagna.
L’impresa è stata particolarmente difficile, anche per lui che è già un alpinista da record, per via dei tanti imprevisti giunti nel corso dell’ascesa al tetto del mondo. “Ho pensato più volte di smettere, per il bene della mia famiglia“, ha confessato alla stampa Magar. “Avevo fatto la promessa che sarei tornato a casa per mio figlio”, ha spiegato.
Sulla strada per la vetta il veterano ha esaurito l’ossigeno. “Quella è stata la prima volta che ho sperimentato cosa significa essere privati dell’ossigeno. Ho avuto la sensazione di formicolio, le mie mani ei miei piedi erano freddi, ero senza fiato”, ha raccontato.
L’ossigeno, poi, è arrivato dai suoi compagni di cordata, ma ci si è messo anche il maltempo mentre la vetta si faceva più vicina.
Dopo la scalata, “ho abbracciato tutti gli sherpa e ho pianto come un bambino, ero così felice“, ha detto Magar in un video rilasciato dal suo ufficio stampa. “L’obiettivo della mia vita è cambiare la percezione che le persone hanno della disabilità. La mia vita è cambiata in un batter d’occhio. Ma qualunque cosa accada, puoi comunque condurre una vita appagante“.
“Se un doppio amputato sopra il ginocchio può scalare l’Everest, puoi scalare qualsiasi montagna che affronti, purché tu sia disciplinato, lavori sodo e ci metti tutto”, ha concluso.
“Il modo in cui raggiungo gli obiettivi è semplicemente concentrarmi su ciò che sto facendo. Ci sono così tante distrazioni intorno a te e nel mondo. Concentratevi solo su ciò che amate fare e su ciò che avete bisogno di fare. Tutto qui – spiega in un video dopo il record. Un passo alla volta, possiamo scalare l’Everest“.
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