Favorire la socializzazione e contrastare l’isolamento dei pazienti ricoverati nel servizio di Psichiatria, Diagnosi e Cura (Spdc) dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, fornendo un supporto anche alle famiglie. È questo l’obiettivo primario del progetto pilota promosso dalla Asl Roma 1 Dipartimento Salute Mentale (Dsm) finanziato dalla Regione Lazio, che ha affidato alla Fondazione Don Luigi Di Liegro le attività laboratoriali di riabilitazione presso l’Spdc del San Filippo e l’acquisto dei materiali che favoriscano la permanenza dei pazienti nei reparti Spdc del Dsm, sia del San Filippo Neri che del Santo Spirito. L’iniziativa è stata avviata durante il mese di ottobre.
La Fondazione Di Liegro, con il contributo di professionisti esperti e volontari formati, promuove all’interno del reparto Spdc del San Filippo Neri dei laboratori di arteterapia e altre attività di socializzazione. Destinatari del progetto sono principalmente giovani tra i venti e i trenta anni con sintomi psichiatrici acuti. I laboratori rappresentano spazi che favoriscono sia la libertà individuale e di espressione che la possibilità di relazionarsi in un contesto sociale dove possano sentirsi accolti e protetti dai pregiudizi. Il progetto vuole contribuire inoltre alla possibilità di eliminare o ridurre la “contenzione meccanica“, ovvero la restrizione applicata al paziente per limitarne l’attività e controllarne il comportamento, riducendo anche il rischio aggressivo dei pazienti.
La Fondazione, per andare incontro ai familiari dei pazienti ricoverati, che spesso si trovano in solitudine e smarrimento, mette a disposizione il suo Servizio di Orientamento e Supporto Sociale (Soss) attraverso una linea telefonica, gestita da professionisti esperti e volontari formati per sostenerli nel percorso di cura e di dimissioni dalla struttura dei congiunti.
I laboratori di arteterapia e di socializzazione si affiancano all’attività che dal 2007 i volontari della Fondazione Di Liegro svolgono nel reparto Spdc dell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri. Dal monitoraggio condotto dalla Fondazione Di Liegro il 70% dei partecipanti dichiara che il progetto è “piaciuto molto” e in tanti hanno chiesto di voler frequentare altri laboratori come quelli organizzati dalla Fondazione. È stata inoltre richiesta da tanti utenti la possibilità di lavorare sulla gestione della paura e di farlo con l’aiuto di altre persone per non dover affrontare il disagio da soli.
La musico-terapia è un altro strumento che si è rivelato particolarmente efficace se inserito all’interno dei percorsi riabilitativi. La musica, infatti, permette di comunicare vissuti ed emozioni e di elaborare sensazioni che non si riescono a far emergere con le semplici parole nei contesti quotidiani, contribuendo a migliorare la qualità della vita. All’interno dei laboratori, organizzati ogni lunedì nel padiglione della Fondazione Di Liegro, vengono messi a disposizione dei partecipanti degli strumenti di percussione aperti e chiusi.
“La collaborazione, ormai consolidata negli anni, con la Fondazione Di Liegro nasce dal desiderio di coinvolgere soggetti del volontariato ed esterni all’azienda per contribuire a migliorare il clima all’interno dei reparti, che è un fattore determinante per la riduzione ed eliminazione della contenzione meccanica. Il contributo dei volontari della Fondazione è fondamentale per promuovere le attività nei nostri reparti“, ha spiegato Giuseppe Ducci, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 1.
“Vogliamo attivare un tracciato che non sia esclusivamente sanitario, ma anche sociale, di sostegno e di efficacia personale, nel rispetto delle fragilità dei pazienti e delle famiglie che con loro vivono disagio e malattia – ha dichiarato Luigina Di Liegro, fondatrice e segretaria generale della Fondazione – Li sosteniamo, senza forzarli, ad uscire dall’isolamento in cui vivono e si nascondono, stimolando relazioni che di norma sono per loro complicate da costruire. L’arte, nella sua declinazione più ampia, rappresenta uno strumento utile a creare un clima armonico nel quale si inserisce il lavoro dei nostri volontari, tutti formati dal dott. Josè Mannu, psichiatra della Comitato Scientifico della nostra Fondazione“.
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