Passata l’emergenza Covid, che ha visto un calo nelle presenze, torna a salire nel nostro Paese il numero di persone ospitate nelle RSA, le Residenze sanitarie assistenziali e socio sanitarie: gli ospiti totali al 31 dicembre 2021 sono 356.556, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. Ha fotografato la situazione l’ultimo rilevamento Istat, pubblicato in questi giorni, “Le strutture residenziali socio – assistenziali e socio – sanitarie” relativo al 2021: ne vediamo i punti salienti.
Nei presidi residenziali
– il 75% degli ospiti è ultra – sessantacinquenne,
– il 20% ha un’età tra i 18 e 64 anni
– il 5% è composto da minori.
Più di tre posti letto su quattro destinati ad assistenza socio -sanitaria. Delle oltre 15mila unità di servizio quelle che erogano assistenza socio – sanitaria sono 8.937, per un ammontare di circa 321mila posti letto (il 77,5% dei posti letto complessivi).
L’offerta residenziale si riduce sensibilmente per le unità di servizio che svolgono soprattutto funzione di tipo socio -assistenziale: sono 6.318 e dispongono in totale di 93.112 posti letto (il 22,5% dei posti letto complessivi). Le unità di servizio sociosanitarie assistono prevalentemente:
– utenti anziani non autosufficienti (75% dei posti letto disponibili)
– utenti anziani autosufficienti (9%)
– persone con disabilità (7%).
La disponibilità di offerta più alta si osserva nel Nordest (10 posti letto ogni 1.000 residenti), mentre la più bassa si registra nel Sud del Paese (poco più di 3 posti letto ogni 1.000 residenti). Le differenze geografiche si riscontrano anche analizzando la distribuzione delle strutture per dimensione.
La titolarità delle strutture è in carico a enti non profit nel 45% dei casi, a seguire a enti privati (circa il 24%), a enti pubblici (19%) e a enti religiosi (12%).
Nel 2021 sono occupate nei presidi residenziali 376.941 unità di personale, di cui 31.530 volontari e 4.044 operatori di servizio civile. L’11% del personale è composto da cittadini stranieri, in due casi su tre con cittadinanza extraeuropea. La distribuzione di personale non italiano varia considerevolmente a livello territoriale; se nel Nordovest e nel Nordest si concentra rispettivamente il 15% e l’11% del personale straniero, nel Mezzogiorno e nelle Isole la presenza straniera sfiora appena il 2%.
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