Lo scorso anno in Italia il 13,4% dei minori, circa 1,27 milioni, viveva in povertà assoluta: un dato in crescita rispetto al 12,6% dell’anno precedente e con differenze territoriali rilevanti che vanno dal 15,9% del Mezzogiorno al 12,3% del Nord e all’11,5% del Centro.
Sempre nel 2022, circa un minore su tre (il 29,6%, oltre 2,7 milioni) era a rischio povertà ed esclusione sociale, con divari territoriali che superano i 40 punti percentuali in alcuni casi.
I tassi più elevati, secondo i dati Istat, si registrano in cinque Regioni del Sud – 55,9% in Campania, 48,8% in Sicilia, 44% in Calabria, 42,9% in Molise e 42,6% in Abruzzo – mentre le Regioni con i valori più bassi sono il Friuli-Venezia Giulia (9,5%), le Marche (9,9%) e la Toscana (10,9%).
La povertà materiale è spesso una delle cause principali dell’abbandono scolastico, che in Italia è all’11,5% (due punti percentuali in più rispetto alla media EU27 del 9,6%, con le percentuali più alte in Sicilia (18,8%), Campania (16,1%) e Sardegna (14,7%). Ma le condizioni economiche delle famiglie hanno un impatto significativo anche su altri aspetti della vita di bambine, bambini e adolescenti, tra cui la possibilità di praticare sport e partecipare ad attività culturali come le visite a musei o monumenti e la frequentazione di cinema e teatri.
A ricordarlo è Save the Children che ha erogato 1792 doti educative personalizzate dal 2020 a oggi attraverso il progetto “DOTi – Diritti ed Opportunità per Tutte e tutti“, realizzato grazie al sostegno dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, come strumento per contrastare la povertà educativa in Italia, nonché fornire a bambine, bambini e adolescenti gli strumenti necessari per acquisire una maggiore fiducia nelle proprie capacità, anche attraverso la possibilità di realizzare attività fondamentali per la crescita come quelle sportive e culturali.
La povertà in Italia è spesso di natura persistente. Nel 2021, infatti, è stato stimato che il 17,5% di tutti i bambini ha vissuto in condizioni di povertà anche nei 2 anni precedenti. Questo dato è preoccupante, continua l’associazione, perché “Periodi più lunghi di povertà hanno un impatto ancora più negativo sui bambini. I bambini che vivono in famiglie monoparentali hanno un rischio di essere poveri (33,5%) doppio rispetto a quelli che vivono in famiglie con due genitori (15,8%)”. In merito alla povertà “non monetaria”, invece, tra il 2015 e il 2021, l’Italia ha ridotto la percentuale di bambini che vivono in condizioni di grave privazione materiale dal 15,8% al 7,1%. Si tratta “di un miglioramento impressionante”, ammette l’Unicef, aggiungendo però che “c’è ancora molto spazio per i progressi“, visto che ad esempio, in Finlandia, lo stesso tasso è dello 0,7%.
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