La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), combinata con terapie psicologiche, psicoterapeutiche e farmacologiche, può intervenire su comportamenti disturbanti e ristabilire un equilibrio dell’attività elettrochimica.
Un contributo al trattamento di problemi di natura neurologica e psichiatrica in pazienti con ansia, depressione resistente, disturbi ossessivi del comportamento (Doc), dipendenze da alcol e droghe e disturbi alimentari, ma anche Alzheimer, Parkinson, SLA arriva oggi dalla neuro modulazione combinata ad altre terapie, attraverso un approccio innovativo e integrato, multidisciplinare e personalizzato.
Questo è quanto è emerso durante il 2° Congresso sul benessere del cervello e della mente tenutosi a Milano al Centro Congressi Fast – Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche, organizzato da Brain&Care, centro clinico multidisciplinare specializzato nella gestione di disturbi di natura neurologica, psicologica e psichiatrica con sedi a Milano, Rimini e Torino e Letscom3, con i patrocini di Università degli Studi di Milano, Università di Verona, Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e Consiglio dell’ordine Nazionale degli Psicologi, che ha reso possibile un confronto tra alcuni dei massimi esperti del settore per esplorare le frontiere delle terapie innovative come la Tms per trattare disturbi psichiatrici e neurologici e promuovere il recupero cognitivo e motorio.
La stimolazione incoraggia le cellule cerebrali a rilasciare naturalmente le sostanze chimiche necessarie per regolare correttamente l’umore.
A seconda dei parametri scelti per la stimolazione, l’effetto sul cervello può essere di due tipi:
Attivazione ―induzione/incremento dell’attività elettrica di un’area altrimenti inattiva o ipoattiva;
- Inibizione ― riduzione dell’attività elettrica in corso in una determinata area iperattiva.
Numerosi studi di laboratorio suggeriscono che l’azione di modulazione dell’attività neuronale ottenuta tramite la TMS si realizzi attraverso il miglioramento e il potenziamento dell’attività del Brain Derived Neurotrofic Factor (BDNF – un importante fattore coinvolto nella plasticità delle cellule neuronali) attraverso un’azione sui suoi recettori TrkB (recettore della tirosina chinasi B), suggerendo quindi che i benefici ottenuti tramite questa tecnica di neuro modulazione siano da attribuire a un miglioramento della plasticità cerebrale.
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