La relazione, aggiornata a fine luglio, rivela condizioni disastrose e gravi difficoltà nei soccorsi. 2,1 milioni di palestinesi a Gaza stanno affrontando un’escalation della crisi. Quasi 40 mila palestinesi uccisi, oltre 90 mila feriti.
Al 29 luglio, 39.363 palestinesi sono stati uccisi e quasi 91.000 feriti: è una vera e propria catastrofe umanitaria, quella che si trovano ad affrontare i 2,1 milioni di palestinesi che vivono a Gaza. Una situazione che aggravandosi giorno dopo giorno, anche per le gravi difficoltà che impediscono o limitano i soccorsi e gli aiuti umanitari. La fotografia arriva dall’ultimo Rapporto delle Ong che operano nella regione, appena aggiornato, relativo al periodo dal 13 al 29 luglio 2024.
Migliaia di persone sono rimaste sepolte sotto le macerie e si presume siano morte. Circa l’86% della popolazione di Gaza ha subito uno sfollamento forzato ed è sotto “Ordine di evacuazione“, costretto a cercare rifugio nel restante 14% della Striscia. Quasi mezzo milione di persone sta vivendo livelli catastrofici di insicurezza alimentare. La disponibilità di acqua è diminuita del 94% rispetto ai livelli precedenti a ottobre. Dall’ottobre 2023 sono stati uccisi 278 operatori umanitari. I recenti attacchi hanno preso di mira anche i convogli e i rifugi delle Nazioni Unite e delle ONG, compromettendo gravemente la consegna degli aiuti.
Il rapporto evidenzia anche diversi episodi che hanno esacerbato la situazione umanitaria: il 21 luglio, le forze israeliane hanno sparato contro un convoglio delle Nazioni Unite a Gaza City. Attacchi simili si sono verificati il 23 luglio contro convogli dell’Unicef. Tra il 22 e il 27 luglio, gli ordini di evacuazione hanno allontanato circa 200.000 persone da Khan Younis e altre 12.600 dai campi di Deir al Balah. Il 26 luglio è stata bombardata la principale fonte di acqua potabile a Rafah e il 27 luglio un attacco aereo contro una scuola femminile a Deir al Balah ha ucciso almeno 30 persone.
Il blocco israeliano, comprese le restrizioni su elettricità, cibo, acqua e carburante, continua a ostacolare gli aiuti. La grave mancanza di materiali e la scarsità di carburante hanno un impatto sulla manutenzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali. Inoltre, la chiusura delle frontiere e le barriere amministrative impediscono la fornitura efficace di servizi medici e la riabilitazione delle infrastrutture.
Di qui l’appello alla comunità internazionale, affinché “Intervenga e fornisca un sostegno sostanziale per affrontare la crisi umanitaria a Gaza. Chiediamo l’immediata rimozione del blocco su Gaza, la protezione degli operatori umanitari e l’accesso immediato alle forniture e ai servizi essenziali per la popolazione di Gaza, in modo da poter sostenere adeguatamente i nostri partner che, contro ogni previsione, continuano a fornire cure salvavita in una delle peggiori crisi umanitarie del mondo”.
Fonte: Redattoresociale.it
Photo: Redattoresociale.it