Assegno d’inclusione, Per gli assistenti sociali “Troppe criticità”

A fronte di un aumento delle famiglie in povertà assoluta, la platea dei beneficiari della nuova misura di contrasto è troppo ristretta. “Il rischio è di compromettere sia la qualità del servizio sia l’incolumità personale degli assistenti sociali“.

Così il Consiglio Regionale del Lazio dell’Ordine degli Assistenti Sociali denuncia le problematiche che “Rischiano di compromettere l’efficacia del programma e stanno creando complicazioni significative per gli assistenti sociali, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi di inclusione sociale e lotta alla povertà“. Un allarme condiviso con il Consiglio nazionale della professione, mediante l’invio di un report redatto grazie al contributo degli assistenti sociali della comunità professionale regionale, così come condiviso è l’appello “Al legislatore e alla politica, per un intervento urgente che sani la distanza tra la teoria del Sistema ADI e la realtà quotidiana del lavoro degli assistenti sociali“.

Le criticità evidenziate riguardano difficoltà operative, una informatizzazione troppo spinta delle procedure e la complessità burocratica creano ostacoli per gli assistenti sociali, rendendo difficile il rispetto delle tempistiche stabilite dalla normativa e ostacolando l’erogazione tempestiva degli aiuti; si riscontra una notevole riduzione del numero dei beneficiari, l’impianto normativo dell’Assegno di Inclusione esclude un gran numero di persone in condizioni di fragilità socioeconomica, non riuscendo a rispondere al fabbisogno espresso dalla società civile.

I dati, secondo gli assistenti sociali, “Mostrano un aumento delle famiglie in povertà assoluta (8,5% nel 2023 contro l’8,3% del 2022), a fronte di una platea di beneficiari ADI troppo ristretta. Emerge ancora una mancanza di flessibilità, ossia la rigidità delle procedure e la scarsa discrezionalità degli assistenti sociali nell’applicazione della misura limitano la possibilità di adattare il sostegno alle esigenze specifiche di ogni nucleo familiare. Tutto questo – riferiscono gli assistenti socialista comportando un carico di lavoro eccessivo per i professionisti, che si somma a quello già presente nei servizi, sia per le scadenze imposte dalla misura di contrasto alla povertà sia per la mancanza di un adeguato rapporto numerico tra assistenti sociali e beneficiari dell’ADI. Il rischio è di compromettere sia la qualità del servizio sia la propria l’incolumità personale“.

Precisa Elena Addessi, Neo presidente del Consiglio Regionale del Lazio dell’Ordine degli Assistenti Sociali: “Le criticità che riguardano l’azione professionale degli assistenti sociali, palesate già nel passaggio tra le due misure, sono sconcertanti. Chiediamo che ci siano più assunzioni e che venga incrementato e/o stabilizzato il personale lavorativo professionale nei servizi, tale da garantire un carico di lavoro adeguato agli assistenti sociali e servizi di qualità ai beneficiari dell’ADI e alla popolazione tutta“.

Il Consiglio invita, tutti gli assistenti sociali della comunità professionale del Lazio, a segnalare le criticità riscontrate nell‘applicazione dell’Assegno di Inclusione tramite una mail dedicata adi@oaslazio.it, già attiva da tre mesi, che servirà per raccogliere dati utili sia a monitorare gli accadimenti e gli sviluppi di questa misura di contrasto alla povertà sia a stilare nuovi Report.

Fonte: Redattoresociale.it

Photo: Redattoresociale.it