Home In evidenza L’Italia si desti: La povertà assoluta deve essere la priorità

L’Italia si desti: La povertà assoluta deve essere la priorità

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà, Antonio Russo lancia un appello perché si intervenga con politiche strutturali già nella Legge di Bilancio. Secondo il portavoce dell’Alleanza contro la povertàLa pressione in alcuni contesti diventerà insostenibile“.

Mentre cresce la preoccupazione per gli equilibri internazionali e i nuovi dati dalle Banca Mondiale dicono che le guerre in corso e le calamità naturali coinvolgono oggi l’8,5% della popolazione mondiale ovvero 692 milioni di persone, non può venir meno nel nostro Paese la preoccupazione per un’emergenza sociale che, da dieci anni a questa parte, si è costantemente aggravata, fino a divenire strutturale: la povertà. Pochi dati bastano per definire le dimensioni e la portata del problema che, in questo lasso nel tempo, ha registrato un raddoppio dei poveri e un dimezzamento dei  supporti e degli investimenti.

Da una parte, secondo le ultime stime preliminari sulla povertà assoluta di Istat,nel 2023 si trovavano in povertà assoluta l’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui. Un numero che, negli ultimi dieci anni, è appunto raddoppiato. Dall’altra parte, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Inps, i beneficiari dell’Assegno di Inclusione e del Supporto alla Formazione e Lavoro, che hanno sostituito Reddito e Pensione di Cittadinanza all’inizio di quest’anno, sono poco più della metà: su un totale di 1.324.104 nuclei che avevano percepito almeno una mensilità di RdC/Pdc nel primo semestre del 2023, 695.127 sono quelli che hanno avuto accesso all’Assegno d’Inclusione nello stesso periodo del 2024. Povertà relativa e rischio di impoverimento di fasce sociali colpite da inflazione e maggiore costo della vita, allo stesso modo presentano dimensioni che non possono non allarmarci.

Il piano inclinato della povertà restituisce, sempre più, l’immagine di un Paese non in grado di mettere in campo misure adeguate che, se non immediatamente capaci di invertire la tendenza, almeno possano arrestarne la corsa. Con l’ennesimo, contestato bonus – quello che alcuni riceveranno per Natale, piccolo contributo alle spese di stagione – non si contribuirà certo a risolvere un fenomeno multifattoriale e strutturale, che richiede risposte altrettanto strutturali e universali. Come abbiamo visto, tuttavia, le nuove misure di contrasto alla povertà recentemente introdotte dalla Legge 85/2023, stanno dimostrando tutta la loro inadeguatezza, raggiungendo una platea di beneficiari che è ben lontana da quella di chi ha un reale bisogno di supporto.

La scelta di dividere i poveri in categorie, in base all’età o allo stato di salute, ha stretto, per milioni di persone, le maglie di una rete che non fornisce una adeguata protezione. Nel passaggio dalle vecchie alle nuove misure, migliaia di cittadine e cittadini italiani e di origine straniera sono stati abbandonati in una condizione di fragilità che rischia di tradursi in marginalità e indigenza. Appare evidente quanto inefficaci siano misure episodiche o categoriali per arginare una tale emergenza e offrire una risposta strutturale a una platea tanto ampia. L’esperienza acquisita in questi anni di osservazione della crescita costante del fenomeno insegna che replicare provvedimenti “Tampone” limitati nel tempo e negli investimenti, non scalfiscono in alcun modo lo zoccolo duro della povertà che in questa fase storia si manifesta e si declina in molte altre forme di fragilità sociale.

Fonte: Secondowelfare.it

Photo: Corriere.it

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