A Sanremo porto una canzone che cura e il sorriso di mia madre tornata bambina

Simone Cristicchi torna al Festival di Sanremo con una canzone che parla di sé e insieme è universale. Parla della malattia di una madre vista con gli occhi di un figlio e del difficile compito che spetta al caregiver quando l’assistito è un genitore anziano tornato bambino.

Manca una settimana al Festival di Sanremo. Il più grande termometro culturale d’Italia è pronto a riaccendere le luci, tra anticipazioni che si rincorrono e curiosità. Non è dato sapere se il ritorno di Carlo Conti uguaglierà gli incredibili successi d’ascolto di Amadeus né se l’ultimo gossip su Fedez conquisterà la scena, ma una piccola certezza c’è. Ha a che fare con uno dei cantanti in garaSimone Cristicchi, e con una canzone che promette lacrime e sinceritàParla di una madre e della sua malattia vista con gli occhi di un figlio, di quel confine sottile che a un certo punto superiamo quando la fragilità tradisce chi amiamo. Del difficile compito che spetta al caregiver, colui che si prende cura, quando l’assistito è un genitore anziano tornato bambino.

Portare su quel palcoscenico la vita e l’amore, il dolore e lo stigma, richiede esercizio e coerenza. Al cantautore romano, che questa mattina ha presentato a Milano il brano e la speciale edizione dell’album Dalle tenebre alla luce in uscita il 14 febbraio, non mancano. Li tiene stretti insieme al coraggio di credere nei progetti artistici indipendenti, fuori dalle dinamiche commerciali. La sua predilezione per la profondità spiazza ogni facile previsione, perché in una società che sembra ascoltare frettolosa lui arriva. E conquista. È accaduto ancora una volta. Quando sarai piccola ha già strappato un applauso a scena aperta al primo ascolto riservato ai giornalisti qualche settimana fa, la conferma che quando le parole sono figlie della vita vera si accordano ai sentimenti.

Una canzone rimasta nel cassetto per più di cinque anni, custodita in attesa del suo momento. “Grazie a Carlo Conti che ha compreso il suo valore“, ha detto Simone Cristicchi, rivendicando l’appartenenza a una sorta di riserva indiana del cantautorato italiano. “Qui non si tratta di portare al Festival una bella canzone, è qualcosa di più. È una canzone terapeutica, forse potrà sensibilizzare su un tema che a mio avviso è universaleQuando ho annunciato il titolo e il tema del brano, mi sono arrivate migliaia di mail e messaggi di persone che si sono sentite toccate“.

Non è la prima volta che Simone Cristicchi si fa con la musicaEsploratore“. Il suo lavoro sulla salute mentale sfociato in una canzone intensa come Ti regalerò una rosa, l’inno all’amore universale di Abbi cura di me, ora la malattia degenerativaÈ come se la sua musica riuscisse ad aprire finestre su pezzi di vita che troppo spesso teniamo nascosti. “In una canzone non si era mai parlato di un argomento del genere. La sento come una missione, è già una vittoria che definirei spirituale poterla cantare di fronte a milioni di persone“.

Fonte: Vita.it

Photo: Vita.it