Mario Dany De Luca ci ha lasciati

Il classico articolo che non vorresti mai scrivere.

E invece “ti tocca” se nella vita quello che alla fine ha e avrà un senso sono le relazioni, anche quelle non necessariamente assidue o quelle che si realizzano solo su un piano lavorativo.

Se quello che conta, sono quei dettami di una moralità che ciascuno cerca di seguire.

Mario De Luca era laureato in filosofia e teneva molto ai suoi studi che continuava a coltivare.

Non era raro sentirlo ripetere la famosa frase di I. Kant contenuta ne “La critica della ragion pratica” (1788) e che il filosofo volle che fosse scolpita come epitaffio sulla sua tomba il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.

Così come è naturale che il cielo, sopra di noi, sia pieno di stelle, altrettanto naturale deve essere avere in noi, la morale.

Il cielo è la parte fuori dall’essere umano, solo percepita, il mondo nel quale ciascuno di noi vive, ne fa parte e che deve rispettare.

La morale invece deve essere il filo rosso che aiuta a vivere in questo mondo.

Quando le note vicende dell’infamante inchiesta nota come Mafia Capitale travolse anche il mondo cooperativo di cui facevo parte e ho fatto parte per 17 anni, tra le tante cose da risolvere (personale, commesse, gare) c’era anche questa cosa piccolina… il destino di quello che era il nostro organo di comunicazione e informazione dal lontano 2004 quando decidemmo di farlo diventare testata giornalistica, Sociale.it

Mario ne capì l’importanza: avere uno spazio di comunicazione in un momento in cui la voce della cooperazione sociale veniva ammutolita.

Radunò la vecchia redazione, fece investimenti di tempo e ragionamenti. Perché nessuno doveva restare indietro, anche per attività che non producevano reddito, come questa, (anzi, producevano “spese”), ma realizzavano il valore dell’inclusione e un senso all’attività lavorativa delle persone con disabilità che ancora vi scrivevano.

Accettai di mantenere il ruolo di direttore responsabile volontario senza alcun compenso per permettere a questa realtà di continuare a esistere.

Ma la sua testa era sempre alla ricerca di altre forme di valorizzazione e così subito dopo la pandemia iniziammo con le presentazioni di libri e i dibattiti sui temi che più avevamo a cuore: il turismo per tutti, lo sport, la vita indipendente.

Ci univa l’amore per la città di Napoli, di cui era un grandissimo tifoso, e il disprezzo profondo per i no-vax (e per un partito che se ne fece portavoce) proprio lui al quale un vaccino, da bambino, avrebbe potuto cambiare il corso della vita.

È stato Presidente di tante istituzioni, da quelle sindacali (Auser Cgil Lazio) a quelle sportive (la “Giovani e Tenaci” della Fondazione Santa Lucia) a cooperative come la “Maggio 82” che proprio in questi mesi era finalmente risultata aggiudicataria di una importante commessa, assicurando il futuro a tante persone normodotate e con disabilità.

Ti piaceva chiamarmi Direttrice e ci siamo fatti pure un sacco di risate insieme nelle tante occasioni di socialità che il mondo della cooperazione sa offrire.

Ed ora alla tua Direttrice tocca il triste compito di scrivere queste righe.

Un abbraccio Mario, mancherai a questo cielo stellato.