Crolla la spesa pubblica per il settore, 81% in meno in 7 anni.
Le risorse dello Stato per il sociale si sono ridotte negli ultimi anni, come denuncia l’ultima ricerca del Censis dal titolo “Salvare il sociale”.
Nonostante qualche segnale nell’ultima legge di Stabilità, i trasferimenti sono calati dell’ 81% in meno in 7 anni, lasciando così ogni responsabilità alle organizzazioni del terzo settore e alle famiglie.
In particolare due Fondi, quello per le Politiche sociali e quello per l’autosufficienza, negli ultimi anni sono stati fortemente ridimensionati.
I Fondi per il Sociale
Il primo da 1,6 miliardi di euro nel 2007 a 435,3 milioni nel 2010, per poi scendere a soli 43,7 milioni nel 2012 e infine recuperare in parte con l’ultima legge di Stabilità fino ai 297,4 milioni del 2014.
Va anche peggio al secondo fondo, quello sulla non autosufficienza, che nel 2010 prevedeva 400 milioni, azzerato completamente nel 2012 per risalire a 350 nell’ultimo anno.
I finanziamenti vengono spesi per interventi e servizi (38,9%), per il funzionamento delle strutture (34,4%) e per trasferimenti in denaro (26,7).
Presente comunque una divario notevole tra Nord e Sud Italia, con una media pro-capite al Sud di 50,3 euro contro quella di 159,4 del Nord-Est.
Inoltre, nel Mezzogiorno il peso dei trasferimenti statali rispetto alle risorse proprie dei comuni per il welfare locale e’ maggiore, perciò i tagli ed i vincoli di stabilità hanno avuto un impatto diretto sui servizi destinati al sociale.
Le risorse private
Il peso del finanziamento pubblico per attivita’ non profit comunque rimane consistente, pari al 63% del loro budget complessivo, circa 13,5 miliardi di euro, nel campo sanitario, dell’assistenza sociale e della protezione civile.
Con meno aiuti statali, anche le famiglie devono arrangiarsi in modo autonomo, specialmente per quanto riguarda i disabili gravi, attraverso badanti ed ausili fai da te.
«Oggi il sociale si destruttura e la spesa diventa sempre più meschina», spiega il presidente di Censis Giuseppe De Rita alla stampa. «Esplode una specie di sussidiarietà di massa per cui i bisogni sociali non vengono più coperti dal pubblico ma da tutti noi, con una spesa privata che aumenta in maniera incredibile».
Salvare_il_sociale – Testo_completo
Intanto cala anche la propensione dei comuni per la spesa sociale, come ha rivela il nuovo studio di Cisl e Bureau van Dijk “Il welfare nei conti degli enti locali” dello scorso anno.
I valori assoluti delle somme per il welfare tra il 2012 e il 2013 restavano stabili, ma in percentuale calavano ancora rispetto alla spesa complessiva, impedendo così un vero rilancio della capacità di spesa.