Gara Centralizzata Cup del Lazio: le diffamazioni hanno le gambe corte

Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio del Movimento 5 Stelle, ha fatto dellea ffermazioni false sulla cooperativa sociale Capodarco, sulla sua dirigenza e sui suoi soci lavoratori: Il Consiglio d'Amministrazione risponde con una lettera aperta rivolta ai soci
Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio del Movimento 5 Stelle, ha fatto delle affermazioni false sulla cooperativa sociale Capodarco, sulla sua dirigenza e sui suoi soci lavoratori: Il Consiglio d’Amministrazione risponde con una lettera aperta rivolta ai soci

Cronaca di una denuncia scorretta, del tutto priva di contenuti oggettivamente riscontrabili e concreti, che si aggiunge alla strategia di indebolimento della Capodarco

Dalla Presidenza ed il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Sociale ed Integrata Capodarco

Venerdì 18 settembre la nostra cooperativa sociale Capodarco, già duramente provata e sotto attacco per quanto si sta preparando ai suoi danni e ai danni dei soci lavoratori che ne fanno parte, ha dovuto anche subire gli sproloqui di un personaggio che afferma di parlare a nome di alcuni lavoratori maltrattati dalla nostra cooperativa e racconta una storia assurda, che viene passata come la giustificazione morale di quanto si sta perpetrando alla Regione con la gara Cup.

Questo signore, che risponde al nome di Davide Barillari, esponente del partito dei 5 stelle in Consiglio Regionale del Lazio, già candidato Governatore, comincia il suo intervento in consiglio regionale preannunciando una verità non detta sulla cooperativa Capodarco, sul suo gruppo dirigente e sul suo Presidente Maurizio Marotta.

Il pentastellato, si atteggia a nuovo “maestro di vita”, dall’alto della sua grande esperienza di executive lombardo di una multinazionale americana notoriamente “molto democratica” e dopo i suoi 5, lunghi, anni di residenza nella capitale, ci tiene a dimostrare di aver già capito come funzionano e si fanno funzionare le cose fuori dalle nebbie meneghine. Parla evidentemente sulla base di qualche imbeccata – con immagini retoriche da libro cuore, come le “lacrime” per il sogno infranto – di coloro che, in Capodarco, pur avendo avuto modo di confrontarsi democraticamente nelle assemblee, non riuscendo ad affermare le proprie proposte con il voto hanno preferito piangere sulla spalla di Barillari. Purtroppo da qui a ritenere che quanto affermato da questi signori, e da chi se ne fa portavoce, sia vero, ne passa davvero tanto.

Ci spiace che chi ci attacca, nonostante le sbandierate reti di solidarietà a cui dice di partecipare, non senta il bisogno di confrontarsi con noi – che di quel mondo del sociale da cui asserisce di provenire pure facciamo legittimamente parte – perché evidentemente “è nato imparato”, già ha capito tutto, perché gli è bastata la versione che gli è stato propinata per arrivare a conclusioni completamente distorte e i cui effetti possono essere devastanti.

Barillari si presenta quindi come un novello paladino della “giustizia sommaria”, che invoca il rogo per la Capodarco e i suoi dirigenti, che parla senza sapere bene di chi e cosa parla, senza aver approfondito e verificato quanto gli è stato riferito e che ci vomita addosso la sua presunta “verità”, non accorgendosi che tutto questo domani servirà a rendere più deboli i lavoratori stessi, che afferma di voler aiutare, già impegnati oggi una difficilissima partita per la salvaguardia del proprio posto di lavoro. Senza dimenticare che, oltretutto, con affermazioni di quella portate , visto che ciò che afferma ha rilevanza penale, sta turbando con le sue diffamazioni la gara del CUP che è in corso di svolgimento.

L’Onorevole del M5S dice che la Capodarco sarebbe una società dove avvengono prevaricazioni verso i lavoratori. Parla di persone sottopagate e vendute, di “assumificio”, di dirigenti che sfruttano i lavoratori, di tradimenti di sogni, di parentopoli, di bilanci falsi e nascosti, di collusione del presidente con mafia capitale e con i funzionari della Regione per aver mantenuto il lavoro in questi anni nei servizi CUP senza averne il titolo. E tanto altro ancora. Tutte affermazioni per le quali sarà chiamato evidentemente a fornire le prove, visto che è intenzione del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa sporgere una querela per diffamazione nei confronti di costui, che si erge a giudice della nostra impresa sociale, per devolvere il maxi – risarcimento che gli chiederemo in opere di solidarietà sociale. Del resto, dato che ci colpisce in quello a cui teniamo di più, la nostra reputazione e la nostra onorabilità come persone ed impresa, non ci resta che rispondere toccando qualcosa a cui tiene, il denaro, visto che si tiene ben stretto il suo stipendio da consigliere regionale di 4000 euro mese, nonostante le indicazioni del suo movimento circa l’obbligo di restituzione di parte delle somme ricevute a cui si dovrebbero assoggettare gli eletti.

Prima di vederci in un aula di tribunale e visto che non ha ritenuto opportuno riscontrare con noi le sue informazioni prima delle sue dichiarazioni in Consiglio Regionale, riteniamo necessario rispondere a Barillari, prima di tutto di fronte ai soci lavoratori perché è con loro, per primi, che abbiamo il dovere di metterci la faccia.

La nostra è una cooperativa sociale che proprio quest’anno festeggia 40 di vita e che è nata dall’iniziativa di persone con e senza disabilità. Una realtà imprenditoriale che è riuscita a costruire nel tempo un grande percorso di integrazione sociale e di sviluppo economico, dove, attualmente, sono impiegati circa 2000 soci lavoratori di cui 800 persone con disabilità.

La nostra è una cooperativa “vera”, dove i lavoratori sono tutti soci e partecipano alla vita ed alla gestione dell‘impresa, che nel tempo ha rispettato la sua finalità di creare opportunità di impiego per persone che incontrano problemi nell’inserimento nel mercato del lavoro, valorizzando le loro capacità residue, formandole ed integrandole con competenze tecniche e professionali.

La nostra società cooperativa ha tutte le carte in regola: non evade, non ha conti all’estero, applica il contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali, garantisce ai soci lavoratori retribuzioni eque in base alle mansioni, non ostacola l’azione sindacale, non discrimina in base al genere, la nazionalità o la convinzione politica: il 70% del personale è di sesso femminile, il 40% con disabilità, con una percentuale al di sopra della media di occupati sotto i 35 anni d’età. I nostri bilanci sono certificati da una società di revisione esterna, secondo quanto previsto dalla legge, e siamo sottoposti ad ispezioni periodiche da parte degli organi pubblici e di settore di vigilanza e controllo.

La nostra è tra le prime cooperative sociali del Paese, pioniera nella promozione dello sviluppo del movimento della cooperazione sociale in Italia, con un protagonismo, una coerenza ed una determinazione di cui andiamo assolutamente fieri. Il nostro è stato un cammino fatto di sogni, idee, volontà, sacrifici, di tanta tenacia, di rischi imprenditoriali affrontati al momento giusto, di lotte per affermare il proprio diritto ad esistere in un mercato dove la vera cooperazione è vista dalle imprese tradizionali come un alieno. Siamo una società cooperativa che ha il cuore ed il cervello nel territorio in cui è nata e si è sviluppata, che non ha delocalizzato, che ha consolidato il valore del lavoro delle soci lavoratori con contratti a tempo indeterminato, che ha saputo sostenere inserimenti difficili – aspettando le persone in difficoltà e richiedendo a tutti di dare l’impegno giusto secondo le proprie possibilità – che negli ultimi 5 anni ha vissuto su di sé gli effetti della grave crisi economica in solidarietà, senza licenziare nessuno, senza privarsi dell’opera di persone a volte infragilite dalle proprie difficoltà e già estremamente provate dalla vita.

Una cooperativa che ha sempre animato il dibattito tra i soci, che ha svolto le sue regolari assemblee confrontandosi con il voto sulle scelte fondamentali, che ogni 3 anni ha eletto democraticamente i suoi organi sociali, che per affermarsi e confermarsi nel suo percorso ha vinto bandi e gare pubbliche europee, misurandosi con una concorrenza spesso spietata e senza scrupoli.

Questo anche nonostante l’ostruzionismo di chi, ancora una volta oggi, tradendo il patto tra soci getta discredito sulla sua stessa impresa per portare a compimento un suo disegno personale ed infischiandosene delle regole che i soci lavorartori della nostra cooperativa si sono dati ed hanno sottoscritto con il reciproco impegno a rispettarle.

Vede, Barillari, molta della nostra forza ideale risiede nelle nostre radici, in quello sparuto gruppo di 15 persone all’interno di una comunità che faceva accoglienza umana e sociale di persone fragili. Tornano alla memoria i primi anni della nostra storia, in un laboratorio dove venivano lavorate le ceramiche ricavato all’interno di un freddo capannone. Quindici anni della nostra esistenza, in giro per il mondo a vendere le nostre produzioni. Poi la difficile riconversione avvenuta alla fine degli anni ’80, per rispondere gli effetti della globalizzazione del mercato che non rendeva più competitiva la nostra produzione, con il passaggio all’organizzazione e gestione di servizi informatici e telematici innovativi rivolti al cittadino, a cominciare dalle persone con disabilità.

Siamo un’impresa cooperativa che ha saputo, in questo, coniugare ricerca e sensibilità sociale, e che, non solo si è posta il problema dell’occupazione di persone con disabilità, ma ha anche cercato di costruire prodotti e servizi per migliorare la qualità della vita delle persone, a cominciare da quelle più fragili ed in difficoltà. Ecco così i progetti e le iniziative per l’abbattimento delle barriere architettoniche, le rilevazioni sull’accessibilità degli edifici e dei luoghi pubblici a Roma e in giro nel Paese. Negli anni abbiamo prodotto ricerche, pubblicato libri, guide e manuali, progettato siti web ed app, partecipato a reti e progetti locali, nazionali, europei ed internazionali per l’accessibilità.

Abbiamo creato servizi, attivato centrali di ascolto e numeri verdi per informare le persone disabili sui loro diritti, fatto teleassistenza per gli anziani e promosso servizi telematici avanzati di assistenza a distanza. La nostra è una cooperativa fatta di persone che ogni giorno compiono il loro dovere recandosi al lavoro: ad uno sportello, in un ufficio, in un call center, in un laboratorio o in un ambulatorio.

La nostra è un’impresa che ha stretto vincoli di solidarietà tra i soci lavoratori con e senza disabilità, ai quali ha distribuito ristorni ogni volta che ce ne è stata la possibilità, premiando quindi, anche oltre il contratto di lavoro, l’impegno quotidiano che produce ricchezza per l’impresa e la comunità, grazie ai nostri servizi, anche in termini di miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Forse Barillari non lo sa, ma la Capodarco ha creato l’infrastruttura su cui poggia il sistema unico regionale della prenotazione sanitaria. Nato agli inizi del 2000, il ReCup ha permesso, grazie alla sua flessibilità, di creare il più grande Centro Unico di Prenotazione d’Europa, che oggi consente ad un cittadino della Regione Lazio, attraverso una semplice chiamata al numero verde regionale, di prenotare una prestazione all’interno di tutta l’offerta disponibile del Servizio Sanitario Regionale. Un sistema che ottimizza i processi, con risparmi enormi per i cittadini ed il SSR e che supera le antiche ed assurde divisioni che c’erano prima del suo avvento, con i cittadini costretti a pellegrinaggi in cerca delle prestazioni tra le varie strutture ambulatoriali.

Forse Barillari non lo sa delle difficoltà sofferte con le Amministrazioni Regionali guidate da Marrazzo e Polverini, cui si aggiungono quelle che viviamo oggi con la Giunta Zingaretti. L’Onorevole ignora le 100mila firme raccolte per denunciare e bloccare il proposito di Marrazzo di toglierci i servizi da noi gestiti per consegnarli chiavi in mano ad una cordata imprenditoriale ben individuata grazie ad un bando pubblico su misura.

Quando lei parla, poi, dell’incapacità del nostro management colpevole della situazione di esposizione in cui versa la cooperativa, lei forse ignora che la Regione ci ha imposto nel 2011 uno sconto di 5 milioni di euro su spettanze già maturate, richiesta che ci ha costretto a chiudere il bilancio di quell’anno con una perdita secca di 4 milioni di euro: un milione di euro sarebbe stato invece l’utile fuori le tasse che avremmo invece ottenuto per quella annualità. Un danno che ancora oggi pesa sui nostri bilanci e ci costringe ad un duro piano di rientro che proprio da quest’anno a cominciato a manifestare i primi effetti positivi, come si può riscontrare molto chiaramente dal bilancio approvato dall’ultima assemblea dei soci.

Lei dimentica, inoltre, i crediti tuttora non pagati per il servizio Recup, con arretrati che sono arrivati anche a 15 mesi, delle varie spending review che si sono succedute condizionando profondamente il nostro fatturato, gli equilibri di bilancio e costringendoci a ricorrere agli ammortizzatori sociali.

Soprattutto, forse, Barillari lei non è al corrente dello stillicidio di gare, sempre più orientate al massimo ribasso, che abbiamo incontrato sul nostro percorso imprenditoriale negli ultimi anni, assieme costante rinvio da parte degli amministratori pubblici di decisioni attese sul futuro dei servizi e delle conseguenti proroghe, che ci hanno sempre lasciato nella precarietà di rinnovi attaccati ad un filo e ci hanno costretto restare in stand by, senza poter pianificare strategie di sviluppo ed investimenti sul medio e lungo periodo, in attesa delle gare che avrebbero dovuto finalmente consolidare le nostre attività in essere e darci delle prospettive certe di sviluppo per il futuro.

Gare vere, semplicemente questo auspicavamo fossero. Costruite dall’Amministrazione con la giusta determinazione della migliore offerta tecnica al miglior prezzo per il pubblico, ma nel rispetto dei contratti di lavoro. Certo non volevamo false competizioni lottizzate, come questa attuale, che quasi non ci permette di partecipare per la palese assenza delle clausole sociali e perché ci viene di fatto imposto di concorrere con un costo del lavoro più alto di quello che possono proporre i nostri concorrenti.

Forse Barillari non lo sa quante gare la Capodarco ha dovuto affrontare negli ultimi 5 anni per continuare a svolgere le sue attività nei CUP? Si informi, perché abbiamo affrontato gare per IFO, Asl Rieti, Asl Roma H. Il nostro Ufficio gare solo nell’ultimo anno ha partecipato ad oltre 20 gare in giro per l’Italia. Barillari, lei lo sa che Capodarco ha affrontato e perso gare con la Asl di Frosinone, il San Gallicano e la Asl ROMA E, ma non per demeriti tecnici – i nostri punteggi da quel punto di vista sono sempre i più alti – ma perché qualcuno fa offerte economiche sul costo del lavoro al di sotto del prezzo minimo stabilito dalle Tabelle ministeriali per i contratti nazionali di lavoro di settore.

Siamo probabilmente alla fine di un ciclo, la cooperazione di lavoro sembra non la voglia vedere più nessuno. Troppo difficile essere imprenditori di se stessi, misurarsi nel rapporto con gli altri, non puntare al profitto, ma all’occupazione, alla redistribuzione della ricchezza, al miglioramento del benessere della comunità e del territorio, all’emersione e all’inclusione, attraverso il lavoro, degli ultimi, dei più fragili. Meglio magari un bel padrone che ci mette tutti in silenzio, azionisti sopra la nostra testa che premono perché il lavoro, i diritti, siano sacrificati sull’altare dei dividendi e se, non basta, pronti a cambiare luogo di produzione in relazione alla mera convenienza economica del proprio ritorno economico, in barba allo sviluppo di territorio e comunità.

Le nefandezze di Buzzi ci hanno colpiti nell’orgoglio d’essere cooperanti sociali. Ci hanno colpito nella reputazione della buona cooperazione sociale. Capodarco le nefandezze le ha subite: Barillari, invece di farsele riferire, legga le intercettazioni per capire chi era il carnefice e chi la vittima.

Senza parlare, visto che lei riferisce della presenza nelle nostre fila di persone indagate – che teniamo a precisare invece non ci sono – delle indagini della magistratura che ci hanno interessato e che, ogni volta, si sono risolte in un nulla di fatto. Compresa l’ultima di Mafia Capitale.

La 29 Giugno è però solo una cooperativa in mezzo a centinaia di migliaia di altre imprese cooperative, sociali e non. Ormai non passa giorno senza che qualcuno pontifichi contro le cooperative e vorremmo capire se si sta utilizzando l’inchiesta di mafia capitale per arraffarsi il mercato d’elezione della cooperazione sociale, a cominciare dal nostro, il che equivale alla privatizzazione di fatto e al massimo ribasso di quel poco che rimane in piedi del sistema sociosanitario pubblico. Del welfare, per intendersi.

A chi sta al quadro di controllo politico di questa oscura manovra di riassetto non dichiarato del nostro sistema di sicurezza sociale ricordiamo, però, che le cooperative sono la forma più avanzata di democrazia economica e di tutela dei lavoratori dallo sfruttamento, e che queste società partecipate sono sorte dalla volontà comune di lavoratori e per i lavoratori, già alla fine dell’800, ancor prima che nel nostro Paese facesse la sua comparsa il sindacato. Dimentichiamo troppo spesso che all’estero il nostro sistema cooperativo è considerato un esempio e molti affermati economisti ritengono che quella cooperativa sia l’unica forma d’impresa economicamente sostenibile per il futuro: sintomo ne è il successo delle idee che puntano sull’economia collaborativa e partecipata in rete, in cui l’energia di molti, insieme, contribuisce a realizzare progetti innovativi. Esattamente come accade nella cooperazione ed esattamente in linea con i principi di democrazia diretta e partecipata promossi dal M5S.

Ci saremmo aspettati, infatti, da un esponente di un movimento a cui molti guardano per il rinnovamento della nostra “vecchia politica”, che sapesse cogliere queste differenze, che sapesse distinguere tra chi sfrutta e chi è sfruttato, che avesse letto meglio le carte di Mafia Capitale per capire chi stava contro Buzzi, chi subiva le sue manovre, prima di sparare nel mucchio e contribuire, così, a spianare la strada alle società per azioni, agli speculatori, magari illudendo qualcuno, come fa con le sue dichiarazioni, sulla possibilità di un’internalizzazione nelle aziende pubbliche regionali che, per motivi di bilancio, ovviamente non avverrà mai.

Ci preoccupa lo scempio che sarà fatto in questo contesto dei lavoratori della cooperazione sociale, che saranno messi sul mercato alle peggiori condizioni, senza alcuna tutela o garanzia, destinati a dover accettare da chi specula sul lavoro riduzioni di salario e meno diritti, pena la disoccupazione.

Qualcuno dovrebbe spiegarlo ai vari Cantone, Zingaretti, Tanese, Barillari di turno che questa è concorrenza sleale ai danni delle imprese oneste che, come la Capodarco, adottano e rispettano i contratti di lavoro per il proprio personale? Come si pensa che si possano onorare regolari contratti di lavoro, gestire la sicurezza dei lavoratori, riconoscere i miglioramenti previsti dai rinnovi contrattuali, se si continua a non tener conto del costo del lavoro e a far finta che il problema sia l’efficienza, precarizzando i lavoratori, i loro contratti e le loro retribuzioni, facendo ogni 2-3 anni ulteriori ribassi. Si dimentica, qui colpevole l’Anac, che il massimo ribasso è giudicato unanimemente la porta d’ingresso dello spreco, della corruzione, del malaffare, del riciclaggio, dunque della malavita organizzata?

Come si fa a dire che questa nuova gara centralizzata dei CUP sarà una gara regolare se si è già falsato in partenza a danno della Capodarco l’incidenza costo del lavoro che rappresenta il grosso del valore dell’appalto, consentendo alle imprese che concorrono con la Capodarco di presentare con offerte più basse ottenibili solo attraverso ridimensionamenti delle paghe dei lavoratori e di usufruire, addirittura, in tal senso, dei benefici del Jobs Act.

Speriamo il Signor Barillari tra queste righe trovi risposte concrete ai tanti interrogativi che ha lasciato in sospeso nella sua dichiarazione…