Una proteina all’origine della trasmissibilità?
L’Alzheimer è trasmissibile? Uno studio di Nature non fa che confermare l’attenzione sempre costante su questa patologia della quale Sociale.it ha scritto più volte. Una proteina (la beta-amiloide) potrebbe essere trasmessa attraverso del materiale contaminato. Anche l’Alzheimer potrebbe essere una malattia trasmissibile. A suggerire l’ipotesi è stato uno studio pubblicato su Nature in cui è stata scoperta la presenza dei depositi di questa proteina tipici di questa patologia nel cervello di alcuni pazienti che avevano contratto la malattia di Creutzfeldt–Jakob (conosciuto volgarmente come morbo della “mucca pazza”) in seguito alla somministrazione di ormone della crescita contaminato. Gli autori dello studio ipotizzano che le iniezioni che hanno portato alla comparsa della malattia negli 8 casi analizzati nella loro ricerca potrebbero aver trasmesso, oltre ai prioni, anche la beta-amiloide. Oggi la presenza della proteina dell’Alzheimer nei campioni analizzati in questo studio torna ad aprire il dibattito sul tema. Le persone da cui sono stati ottenuti sono morte tra i 36 e i 51 anni, fascia d’età. Per il momento sembra impossibile dire l’ultima parola sulla trasmissibilità dell’Alzheimer, così come non è il caso che chi ha ricevuto (o sta ricevendo) iniezioni di ormone della crescita si allarmi: l’uso di materiale estratto da cadaveri, cui si è fatto ricorso fino al 1985, è stato interrotto ormai 30 anni fa proprio in seguito alla scoperta che la procedura poteva portare alla trasmissione della malattia di Creutzfeldt-Jakob. Secondo gli autori dello studio i risultati delle loro ricerche spingono però ad approfondire ulteriormente le indagini, estendendole anche ad altre proteine simili alla beta-amiloide associate ad altre malattie che possono portare a malattie sia neurodegenerative che di altra natura.
Una scoperta che avviene nel periodo della Giornata Mondiale dell’Alzheimer
Lo scorso mese è ricorsa la 22° Giornata Mondiale e da 3 anni il mese di Settembre è il World Alzheimer’s Month. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza sulla malattia, migliorare le diagnosi e i servizi post-diagnostici, supportare le persone con la malattia e i loro familiari. In questa occasione, l’Alzheimer’s Disease International (ADI), una Federazione internazionale che raggruppa varie Associazioni nazionali (rappresentata nel nostro paese dalla Federazione Alzheimer Italia), richiama con forza l’attenzione degli Stati Membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al fine di adottare risoluzioni per far fronte alla malattia, viste le recenti stime numeriche in aumento. Sei mesi fa, inoltre, si è tenuta la Conferenza Ministeriale sull’Azione Globale contro la Demenza, in cui 80 paesi hanno firmato un appello globale per dare luogo ad azioni volte alla lotta della malattia.
I numeri della malattia
A livello globale si pensa che entro il 2050 il numero complessivo di individui che soffrono di una forma di demenza, un gruppo di patologie in cui rientra l’Alzheimer, si attesterà intorno 131,5 milioni di persone, di cui il 68% nei paesi a basso e medio reddito. Inoltre, ogni anno ci sono quasi 10 milioni di nuovi casi, il che equivale in media ad un nuovo caso diagnosticato ogni tre secondi. Secondo le stime, due persone su tre ritengono che nel loro paese non ci sia una consapevolezza sulla malattia. In occasione del World Alzheimer’s Month vengono diffusi i 10 segni da prendere in considerazione nel sospetto della presenza di demenza. Eccoli:
1. Perdita di memoria che disturba la vita quotidiana
2. Cambiamento nell’abilità di pianificare e risolvere i problemi
3. Difficoltà nel completare compiti abituali a casa, nel lavoro o nel tempo libero
4. Fare confusione con i luoghi o gli orari
5. Problemi nel comprendere immagini visive e relazioni spaziali
6. Comparsa di problemi con le parole parole nella conversazione o nella scrittura
7. Perdita di oggetti e incapacità di ricostruire i passi compiuti al fine di ritrovarli
8. Diminuita o insufficiente capacità di giudizio
9. Rinuncia al lavoro o ad attività sociali
10. Cambiamenti nello stato d’animo e nella personalità