Confcooperative propone di spostare la spesa dalla sanità al sociale
Una proposta interessante per riorganizzare il sistema del welfare in Italia è stata formulata di recente dalle federazioni di Confcooperative.
Secondo queste basterebbe infatti spostare l’1% delle risorse dalla sanità al sociale, per offrire sul territorio una rete di servizi attraverso ambulatori specifici o a domicilio.
Questo questo consentirebbe di fornire servizi adeguati secondo le esigenze degli utenti e di decongestionare gli ospedali pubblici e senza dover aumentare la spesa pubblica.
La proposta è stata formulata nel corso di Welfare in progress, il convegno organizzato dalle federazioni di settore Federsolidarietà e FederazioneSanità presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, alla presenza dei ministri Poletti e Lorenzin.
Una nuova rete di assistenza
Secondo il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, questa sarebbe l’unica possibilità di salvezza per il modello di welfare tradizionale, che sarebbe travolto dell’andamento demografico e della sostenibilità economica.
Di qui dunque la necessità di organizzare una nuova rete di assistenza primaria sul territorio che possa rispondere meglio ai bisogni crescenti, contenere la spesa sanitaria ed utilizzare al meglio le risorse a disposizione.
Infatti, come sostiene Giuseppe Milanese presidente di Federazione Sanità Confcooperative, un ricovero ospedaliero costa mediamente tra i 700 e gli 800 euro al giorno a persona e con le stesse risorse si possono assistere 10 persone fuori dagli ospedali.
La via cooperativa al welfare
Dunque viene proposta la via cooperativa al Welfare come soluzione che possa affiancare, senza sostituire, il sistema pubblico.
Un modello di assistenza socio sanitaria costruito attraverso l’integrazione tra le diverse specializzazioni settoriali: cooperative sociali, medici, infermieri, farmacisti, mutue.
Si tratta di una rete di professionisti della sanità e del Terzo settore che già oggi è in funzione in tutta Italia ed eroga servizi a 7 milioni di persone ogni anno.
Un nuovo sistema organizzativo in tal senso garantirebbe maggiori servizi per tutti, abbassando i costi di assistenza, migliorando le prestazioni e creando nuova occupazione.