La ricerca dell’Euricse sul tema
La ricerca Euricse appena pubblicata dal titolo “Cooperative: modello di innovazione sociale” tenta di ricostruire le principali caratteristiche delle cooperative costituite negli ultimi anni, con una particolare attenzione ai settori nei quali queste imprese operano. Si parte da una quantificazione del fenomeno a livello nazionale per arrivare a individuare le dinamiche che caratterizzano lo sviluppo recente di queste imprese concentrando l’attenzione sull’evoluzione con il confronto tra le cooperative di recente costituzione.
L’analisi ha interessato 16.164 cooperative, di cui 4.212 sociali, costituite tra il 2005 ed il 2011. Le regioni che hanno registrato un numero maggiore di nuove cooperative costituite dal 2005 al 2011 sono la Lombardia (2.376 imprese), il Lazio (2.338 imprese) e la Campania (2.017 imprese). Esse registrano anche il maggior numero di cooperative sociali. Le nuove cooperative sociali costituite negli anni della crisi tra il 2008 e il 2011 operano soprattutto nei settori del welfare (41,7%), degli altri servizi (19,3%) e dell’istruzione (9,5%). La crisi economica non sembra, quindi, aver modificato i settori di specializzazione di questo tipo di cooperative. Le nuove cooperative sociali nate dal 2008 al 2011, si concentrano, infatti, oltre che nel settore del welfare, soprattutto nei settori dell’istruzione, della cultura e del turismo. È interessante notare come le cooperative sociali siano ben rappresentate anche nei settori dell’istruzione, dove su 351 nuove cooperative, 224 sono cooperative sociali (63,8%) e in quello della cultura dove le nuove cooperative sociali rappresentano il 39,1% del totale delle nuove imprese operanti in questo settore.
I dati delle cooperative sociali
Buona è inoltre la presenza delle cooperative sociali nel settore del turismo, dove su 380 nuove cooperative, 72 sono cooperative sociali (18,9%). Infine, un dato interessante è rappresentato dal settore della comunicazione e gestione di informazioni, dove le cooperative sociali rappresentano il 10,2% del totale delle nuove cooperative (332).
Tutti questi settori, oltre ad avere le proprie peculiarità, riguardano ambiti che, in termini generali, presentano caratteristiche simili. Oltre ad essere a elevata intensità di lavoro e bassa intensità di capitale, essi possono essere oggetto di esternalizzazione da parte delle amministrazioni locali, che stanno dimostrando negli ultimi anni sempre maggiori difficoltà nel gestire questi servizi in modo efficace ed efficiente (si pensi, ad esempio, ai settori socio-assistenziale, sanitario e scolastico).
Verso una innovazione sociale espressa dalla cooperazione?
Inoltre, questi settori si prestano all’avvio di nuove imprese anche di natura collettiva e con un forte orientamento sociale. Tra le start-up innovative è prevista anche una specifica figura, quella della cosiddetta startup innovativa a “vocazione sociale”. I soggetti che adottano questo statuto sono tenuti ad operare esclusivamente nei settori indicati all’art. 2, comma 1, del d.lgs. n. 155/2006, ovvero i settori di attività dell’impresa sociale. Purtroppo i dati delle camere di commercio non riportano il numero di start-up innovative che hanno optato per la “vocazione sociale” e quindi non è possibile per ora stabilire con certezza se davvero esiste un nuovo filone di imprenditoria sociale e quindi quantificare il grado di innovatività sociale di esse.