Un libro per ragionare sul futuro della cooperazione
Il sito Sbilanciamoci pubblica un estratto dell’introduzione al volume di Andrea Bernardoni e Antonio Picciotti “Le imprese sociali tra mercato e comunità” (Franco Angeli Editore, 27 euro) in uscita il 27 agosto 2017 che riteniamo sia di interesse per i lettori di Sociale.it
“Jacopo ha dieci anni, capelli castani, occhi marroni, suona il violoncello, pratica atletica e odia il calcio. Aurora ha anche lei dieci anni, capelli ricci castani, grandi occhi scuri, fa danza classica, gioca a pallavolo e adora stare insieme ai nonni. Niccolò sette anni, capelli biondi, occhi verdi e un sorriso beffardo stampato in viso, gioca a calcio ed ama le costruzioni Lego. Jacopo, Aurora e Niccolò sono nati tra il 2007 ed il 2010, negli stessi anni in cui ha avuto inizio la grande crisi globale di cui, ancora oggi, paghiamo le conseguenze. Quando guardiamo le foto dei loro compleanni e delle estati trascorse con spensieratezza al mare, ci rendiamo conto di quanto siano cresciuti e di come sia stata lunga e profonda la crisi. Tra dieci anni, nel 2027, Jacopo ed Aurora avranno da poco terminato le scuole superiori mentre Niccolò sarà prossimo alla maturità. Tutti e tre avranno iniziato ad interrogarsi sul futuro e a fare progetti di vita che terranno conto delle loro passioni, delle loro capacità e delle opportunità che avranno a disposizione. I giovani sono i più colpiti dalla crisi, sono maggiormente esposti alla povertà, incontrano maggiori difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro e, spesso, sono occupati in lavori occasionali. Le giovani generazioni sono, inoltre, quelle che dovranno affrontare condizioni di crescente diseguaglianza.
Nei primi giorni del 2017 è scomparso Antony Atkinson, uno dei grandi economisti contemporanei che ha dedicato la vita alla misurazione, all’analisi, allo studio e al contrasto della disuguaglianza e della povertà. L’economista inglese ha gettato le basi della moderna teoria della misurazione della disuguaglianza ancorandola ai fondamenti etici, sostenendo che la sua misurazione non rappresenta un esercizio puramente statistico ma è saldamente legata alla dimensione valoriale, in quanto ciascun indice di diseguaglianza esprime, implicitamente o esplicitamente, un insieme di preferenze collettive (Atkinson, 1970). Nel suo ultimo libro Inequality, What Can Be Done?, scritto negli anni della crisi e pubblicato nel 2015, analizza le cause della crescente diseguaglianza, propone una serie di misure volte a ridurne l’estensione e, con una documentata analisi, spiega che la diseguaglianza non è una conseguenza ineludibile della globalizzazione e del progresso tecnologico ma può essere contrasta con adeguate politiche pubbliche, attribuendo ai governi poteri e responsabilità. Nella sua analisi, l’elevato livello di diseguaglianza presente oggi nella società può essere efficacemente ridotto solo affrontandola nel mercato, ad esempio attraverso una politica della concorrenza che si preoccupi anche di questioni distributive. Per questa ragione, a differenza di altri studiosi che individuano le politiche fiscali come leva quasi esclusiva per contrastare la diseguaglianza, tra cui ad esempio Piketty (2013), Atkinson propone una pluralità di strumenti da affiancare alla leva fiscale tra i quali gli interventi di regolazione del mercato e il potenziamento e l’adegua-mento dei programmi di welfare. Il messaggio di fondo dell’economista inglese è che per ridurre la disuguaglianza non sono sufficienti nuove tasse sui più abbienti per finanziare i programmi pubblici esistenti ma sono necessarie idee originali: politiche pubbliche innovative in grado di orientare il cambiamento tecnologico, politiche per il lavoro che perseguano il pieno impiego e regolino il mercato delle retribuzioni, politiche di welfare capaci di rispondere alle trasformazioni della società e politiche fiscali maggiormente eque e progressive che aumentino le imposte su reddito, capitale e trasferimenti patrimoniali, riducendo la tassazione sui consumi e sui redditi da lavoro.
La cooperazione sociale per innovare le politiche di welfare
In questo libro, ispirati anche dagli studi di Atkinson, abbiamo cercato di capire in che modo le imprese sociali e, in particolare, le cooperative sociali, organizzazioni che conosciamo bene e che studiamo da tempo, possano contribuire ad innovare le politiche di welfare e di sviluppo locale con l’obiettivo di rendere l’Italia più equa e meno diseguale. Crediamo che il futuro delle cooperative sociali non possa prescindere dal contesto economico e sociale che si è delineato negli anni Duemila, caratterizzato da crescente diseguaglianza, instabilità economica, bassa crescita, cambiamenti climatici e fragilità dei sistemi democratici. Come accaduto negli anni Settanta, periodo in cui le prime cooperative di solidarietà sociale sono state capaci di interpretare i cambiamenti economici, sociali e culturali che stavano attraversando il Paese, la sfida attuale della cooperazione sociale è quella di reinterpretare il proprio ruolo nella società, fornendo risposte innovative alle rapide trasformazioni che stanno interessando l’Italia. In questo contesto, il contrasto della diseguaglianza e della povertà rappresenta una delle principali sfide e delle maggiori opportunità per la cooperazione sociale del futuro. A distanza di venticinque anni dall’approvazione della legge 381 e di oltre quaranta anni dalla nascita delle prime cooperative, la cooperazione sociale ha assunto, oggi, rilevanti dimensioni economiche, imprenditoriali ed occupazionali. Le oltre 15.000 cooperative sociali attive sono un attore centrale nella rete dei servizi di welfare e svolgono un ruolo importante nel garantire l’accesso al mercato del lavoro a decine di migliaia persone svantaggiate. Negli anni della crisi, le cooperative sociali hanno fatto registrare performance estremamente positive, in netta controtendenza con il dato nazionale. Nel periodo 2008-2013, il valore della produzione è aumentato di circa 3 miliardi di euro ed ha raggiunto la soglia dei 12 miliardi, mentre gli occupati sono cresciuti di circa 50.000 unità, raggiungendo i 400.000 addetti rilevati a fine 2014, con positive performance anche nelle regioni meridionali (Euricse 2015; CSL 2015). A fronte di questi risultati imprenditoriali positivi, è ragionevole pensare, tuttavia, che si stia chiudendo un ciclo di sviluppo, per un duplice motivo: da un lato, vi sono crescenti difficoltà a mantenere e ancor più ad accrescere le risorse pubbliche destinate a finanziare i servizi offerti dalle cooperative sociali; dall’altro lato, in alcune regioni, la domanda dei servizi più consolidati è vicina alla saturazione. Per queste ragioni, se la cooperazione sociale non individuerà nuovi ambiti di impegno, è facile prevedere, nel medio e lungo termine, una situazione destinata alla stazionarietà.
Il libro si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo delinea il contesto economico, politico, sociale ed ambientale. Quali sono state le cause della crisi globale? Chi ha pagato il prezzo più alto? Quali sono le conseguenze sociali delle politiche neoliberiste degli ultimi trenta anni? Esistono dei limiti alla crescita economica? Che rapporto c’è tra crescita e benessere? Su quali basi costruire una nuova idea di crescita? Quale contributo può essere fornito dalla cooperazione sociale? In questa prima parte vengono definite e presentate le grandi trasformazioni della società e dell’economia per arrivare a prospettare le sfide della cooperazione sociale che, dal nostro punto di vista, dovrà ampliare i terreni di intervento tradizionali, confrontandosi con i cambiamenti in corso.
Il secondo capitolo affronta il tema dell’innovazione. Quale rapporto c’è tra innovazione e cooperazione sociale? Le cooperative sociali sono sempre innovative? Come mai nelle definizioni di innovazione sociale presenti in letteratura e fornite dai principali organismi internazionali si parla sempre di bisogni e mai di diritti? Quale rapporto c’è tra la Social Innovation e il welfare? Nel capitolo sono proposte diverse definizioni di innovazione sociale che rappresentano il punto di partenza per una lettura critica di questo fenomeno. L’obiettivo è quello di individuare potenzialità e criticità. Particolare attenzione viene riservata al tema dei diritti che, dal nostro punto di vista, deve rappresentare la “bussola” per orientare le scelte strategiche delle cooperative sociali.
In terzo capitolo è dedicato alle esperienze di innovazione realizzate da alcune cooperative sociali. Vengono presentate diverse iniziative di innovazione realizzate in Umbria che possono essere considerate significative ai fini del lavoro di ricerca ma che non vogliono rappresentare l’insieme delle “migliori” esperienze presenti in Umbria né tantomeno intendono costituire l’espressione delle progettualità più innovative presenti su base nazionale. Lo studio, infatti, non assume una natura censuaria.