Nuovo contratto della cooperazione sociale, Conf: “Adeguare i bandi”
Il richiamo di Confcooperative Piacenza alle amministrazioni ed alle stazioni appaltanti al fine di contemplare l’aumento dei costi stabilito dall’adeguamento delle retribuzioni.
Secondo l’intesa firmata a livello nazionale il 28 marzo scorso, il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali prevede, quando a regime, un incremento dei costi per il personale calcolato pari al 5,98%.
Ciò impone un adeguamento delle basi d’asta per tutti gli appalti che intendono usufruire dei servizi delle cooperative sociali. Lo ha ribadito Confcooperative Piacenza nella conferenza stampa rivolta agli operatori pubblici e privati oltre che al mondo della comunicazione.
“È necessario quindi che le Amministrazioni locali – ha precisato Piero Solenghi, presidente di Federsolidarietà -, in qualità di stazioni appaltanti dei servizi, recepiscano fin da ora nei bandi di gara, nei servizi convenzionati e nel sistema di revisione prezzi per gli appalti in essere, gli aumenti del costo del lavoro derivanti dal nuovo Ccnl di settore, applicando almeno la predetta percentuale di incremento”.
Presenti all’incontro diverse cooperative sociali che, è stato ricordato, non ‘subiscono’ il nuovo contratto ma, al contrario, lo promuovono, quale strumento di valorizzazione delle proprie maestranze. “Punto nodale – ha ricordato Nicoletta Corvi, direttrice di Confcooperative Piacenza -, è, da parte delle centrali appaltanti, amministrazioni in primis, mettere le cooperative nelle condizioni di applicare il contratto. Bandi al massimo ribasso, che non dovessero consentire, dal punto di vista economico, la partecipazione delle nostre associate, di certo penalizzerebbero sia l’utente finale con una bassa qualità del servizio, sia i lavoratori impiegati qualora non avessero riconosciute le giuste spettanze salariali.
Variegato e corposo il panorama delle cooperative sociali piacentine – come ha spiegato il presidente di Confcooperative Piacenza, Daniel Negri. “Contiamo ben 40 cooperative sociali aderenti alla nostra associazione – ha detto Negri – che, complessivamente, offrono impiego a circa 1520 lavoratori, per la maggior parte soci.
Le cooperative sociali si prendono cura delle persone attraverso numerosi servizi: case protette, centri diurni e assistenza domiciliare per anziani e disabili, servizi di accoglienza di persone in situazione di disagio, nidi d’infanzia, centri educativi, centri di aggregazione, centri estivi, mediazione linguistica e culturale, case famiglia, scuole dell’infanzia e primarie. In questo settore lavorano operatori competenti e qualificati, capaci di intervenire nelle specifiche situazioni, dando riposte e sostegno alle persone e alle loro famiglie”.
Giova infatti rimarcare che i lavoratori impiegati nelle cooperative sociali sono prevalentemente donne, e con una quota predominante di giovani, spesso con elevato livello di scolarità. Tutto ciò, oltre che contrastare una fotografia nazionale che rappresenta, purtroppo, tendenze opposte, localmente contribuisce a dare opportunità di impiego a laureati formati dalle nostre facoltà, alimentando nel contempo la rete dei servizi assistenziali e professionali che rappresentano la maglia di tenuta sociale della nostra Provincia.
Da sottolineare poi che numerose cooperative sociali sono impegnate sul delicato fronte dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, svolgendo attività agricole, industriali, commerciali o di servizio nei campi più svariati (ad esempio: progettazione, realizzazione e manutenzione di spazi verdi; servizi informatici; servizi di pulizia, di trasloco, trasporto, facchinaggio e custodia, igiene ambientale). Fonte