Anabasis, da sociale.it un ciclo d’incontri: il presente e il futuro attraverso i libri

In collaborazione con il Teatro San Gaspare, parte una nuova serie di dibattiti che vedono protagonisti i libri e la loro capacità di darci strumenti per comprendere il presente e immaginare il futuro. A partire dal 2 maggio

Anabasis, letteralmente spedizione verso l’interno a partire dalla costa, è il titolo di alcune opere storiografiche. Questo è il titolo che sociale.it ha scelto per un ciclo d’incontri, a partire dal prossimo 2 maggio, in cui i libri e la loro capacità di offrirci strumenti per comprendere il presente e di immaginare il futuro.

L’anabasi più antica è quella di Ciro dello storico greco Senofonte.

Se nella pratica si tratta della narrazione di un viaggio, nella metafora può intendersi anche come percorso esperienziale che parte dal mare, dall’avvistamento di una costa, prima indistinta, poi con l’avvicinarsi, sempre più definita, che fa da confine ad un territorio interno ignoto, da esplorare.

Nel corso di questa esplorazione ciò che abbiamo attraversato, il passato, ci è noto, il luogo dove siamo, il presente, impariamo a conoscerlo, a farlo nostro. Resta ignoto il futuro, che, però, possiamo immaginare dagli indizi che abbiamo raccolto lungo il nostro percorso.

Così come, anche alcuni libri del passato più o meno recente, siano essi saggi o romanzi, offrono spunti per comprendere le opportunità ed i rischi offerti da temi dibattuti del nostro presente e la loro possibile evoluzione nel futuro.

Ad ogni appuntamento di anabasis, in collaborazione con il Teatro San Gaspare, un tema al centro di un dibattito che, attraverso la lettura di un libro, coinvolge esponenti del sociale della cultura, delle scienze umane e dell’innovazione scientifica e tecnologica.

Il primo incontro è sul tema delle migrazioni e sulle “identità” del migrante dietro la maschera che è costretto da noi ad indossare per consentirci di evitare di comprendere ed includere le sue diversità.

Il dibattito prenderà spunto dall’esegesi del saggio “L’emigrante” del pensatore tedesco Günter Anders, ebreo di origine cecoslovacca, già marito della politologa Hannah Arendt, esule dopo l’avvento del nazismo.

Il libro, scritto in forma dialogica, una conversazione con un altra persona, alla quale l’emigrante racconta il suo sentirsi in un luogo a cui non appartiene, a partire dalla perdita della sua sfera di relazione e la difficoltà di percepirsi nel suo nuovo presente e di collocarsi nel futuro.