La legge del “Dopo di noi” è stata pensata per garantire una vita in autonomia «protetta» ai ragazzi non autosufficienti anche quando i loro genitori non ci saranno più o saranno troppo anziani e non avranno più le forze per aiutarli. È stata scritta per inserirli in case famiglia anziché in istituti e strutture assistenziali come avveniva fino alla fine degli anni Settanta. Tuttavia al momento, su 150mila famiglie che avrebbero diritto a questo percorso, solo 8mila ne beneficiano. La legge 112/16 è ufficiale da otto anni ma è ancora un groviera pieno di buchi e lacune da colmare.
Maria Sorbi, redattrice de “Il Giornale” dice: “Abbiamo un Ministero alla Disabilità e da maggio un tavolo tecnico che sta lavorando per riformare il provvedimento, assolutamente utile nelle sue intenzioni”. Il punto di partenza per correggere il tiro è lavorare sui motivi per cui non sono stati utilizzati tutti i soldi disponibili ad applicare la legge del 2016. L’anno scorso la Corte dei Conti ha firmato una relazione impietosa secondo cui, sui 466 milioni stanziati dal governo in sette anni, ben 226 non sono stati spesi. Cioè, c’erano e nessuno li ha ricevuti. Quasi non servissero. Il motivo? Molte Regioni non hanno presentato al Ministero il resoconto dei loro progetti nei tempi stabiliti. La beffa è che i tempi di consegna non erano proprio risicati ma consistevano in un lasso di ben due anni. Evidentemente, scoraggiati dalla burocrazia e da qualche procedura nuova, negli uffici di 13 Regioni su 20 molti funzionari degli assessorati regionali hanno lasciato perdere. Con il risultato che 140mila famiglie vivono ancora nell’incertezza e tra mille difficoltà, tamponate – grazie al cielo – da associazioni di volontari e cooperative no profit“.
Dice sempre Maria Sorbi: “Pensare che una riforma non decolli perché il modulo è difficile da compilare è avvilente – L‘Anffas (Associazione delle famiglie e persone con disabilità intellettive) ha esplicitamente chiesto allo Stato di commissariare ‘senza indugio’ tutte quelle Regioni e quegli ‘ambiti inadempienti’ o di rimuovere i funzionari che non fanno il loro dovere piuttosto che ritardare o ritirare i finanziamenti e penalizzare chi invece ne avrebbe bisogno. Dopo la commissione di maggio, sono stati formati dei tavoli di lavoro di esperti per sviscerare ogni dettaglio del provvedimento, semplificarlo, e migliorarlo. Entro ottobre le sotto commissioni formuleranno le proposte. Tra gli obiettivi ce ne sono due prioritari. Uno: dare continuità a ogni progetto avviato perché non duri solo una manciata di anni ma accompagni le persone con disabilità per la vita. Due: far conoscere le iniziative e i diritti dei disabili con campagne di informazione capillari perché non ci siano diseguaglianze e «buchi» di assistenza in alcune regioni”.
Chiude Maria Sorbi: “Anche prima della legge del Dopo di noi, dal 2006 al 2013, del fondo di mezzo miliardo costituito per le disabilità, sono stati spesi solo 240 milioni, meno della metà. Una delle migliorie che verrà apportata al provvedimento riguarda anche le modalità per attingere ai finanziamenti: oggi spesso i soldi sono vincolati per chi è ‘interdetto’, e quindi a una piccola fetta di persone con disabilità, ma potrebbero essere estesi a tutte le disabilità e ai tutori“.
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