La pubblicazione da parte del Forum Europeo sulla Disabilità del “Terzo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea“, disponibile anche in italiano, costituisce un fatto di straordinaria importanza. Sviluppato sulla base delle evidenze scaturite da un’indagine che ha coinvolto quasi 500 donne con disabilità di 33 Paesi europei, il documento focalizza l’attenzione sui diritti umani delle ragazze e delle donne con disabilità, chiedendo uno specifico investimento nel promuovere il protagonismo delle stesse in tutti gli àmbiti della società.
In un’Europa (e in un’Italia) che ancora fatica a capire cosa significhi declinare in termini di genere le politiche per la disabilità, e in termini di disabilità quelle per le donne, la pubblicazione, da parte dell’EDF (Forum Europeo sulla Disabilità), del Terzo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea costituisce un fatto di straordinaria importanza.
Presentato ufficialmenteil 1° marzo, dal Comitato delle Donne dell’EDF, e già disponibile nella traduzione italiana a cura del FID (Forum Italiano sulla Disabilità) il Terzo Manifesto è stato sviluppato a partire dalle sollecitazioni proposte dalle ultime importanti sfide che il mondo ha dovuto affrontare (tra le quali la pandemia da Covid-19, i conflitti armati e gli impatti del cambiamento climatico), e focalizza la propria attenzione sui diritti umani delle ragazze e delle donne con disabilità, chiedendo uno specifico investimento nel promuovere l’empowerment, la leadership e il protagonismo delle stesse.
Si tratta di una questione tutt’altro che residuale. “Le donne e le ragazze con disabilità costituiscono il 25,9% della popolazione femminile totale dell’Unione Europea (UE) e circa il 60% della popolazione complessiva di 100 milioni di persone con disabilità in Europa“, è scritto nel testo.
Se il Secondo Manifesto dell’EDF (pubblicato nel 2011 e disponibile a questo link) può essere inteso come una “Rilettura in termini di genere” delle disposizioni contenute nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la nuova versione viene presentata come “un invito all’azione”.
A oltre dieci anni dalla precedente stesura, l’EDF ha constatato che la condizione delle donne e delle ragazze con disabilità europee non è progredita come sperato, e ha deciso di conoscere la loro realtà chiedendo alle stesse di descriverla. Il riscontro è stato sorprendente. “Siamo stati travolti dalla loro risposta: quasi 500 donne con disabilità di 33 Paesi hanno risposto al nostro sondaggio“, raccontano. Il 79% delle partecipanti erano donne con disabilità; il 26% madri con figli con disabilità; il 58% delle partecipanti ha subito almeno una forma di violenza; il 77% delle donne con disabilità e delle madri con figli disabili ha bisogno di usufruire di servizi sanitari regolari in relazione alla propria disabilità.
Da qui la richiesta: “Chiediamo al più ampio movimento per la disabilità, al più ampio movimento per i diritti umani, ai politici e ai decisori di ascoltarci!”.
Facendosi carico delle istanze scaturite dal sondaggio, il documento si articola in quattro sezioni.
La prima analizza Il cammino percorso fino a ora, sviluppando i temi della violenza contro le donne e le ragazze con disabilità (fenomeno a cui esse sono più esposte delle altre donne, e degli uomini con e senza disabilità); degli impatti (esorbitanti per le donne con disabilità) della pandemia da Covid-19 e dei cambiamenti climatici; della crisi economica e della povertà («secondo l’Indice di parità di genere 2023, il 22% delle donne con disabilità è a rischio di povertà, rispetto al 20% degli uomini con disabilità, al 16% delle donne senza disabilità e al 15% degli uomini senza disabilità“) dei conflitti armati (le guerre – tutte le guerre – colpiscono “In modo sproporzionato le donne e le ragazze con disabilità. Ciò è aggravato da diversi fattori, quali ad esempio la mancanza di rifugi accessibili, la mancanza di piani di evacuazione inclusivi e di accesso ai corridoi umanitari, nonché la mancanza di accesso alle informazioni e all’assistenza sanitaria. Le discriminazioni intersettoriali già esistenti nei confronti delle donne e delle ragazze con disabilità vengono esacerbate durante la guerra, comprendendo anche la violenza sessuale e gli abusi“).
La seconda sezione è centrata sul Potenziamento dell’empowerment ed è strutturata come un invito all’Unione Europea e ai responsabili politici nazionali a contrastare con misure specifiche le discriminazioni sistemiche e le diseguaglianze che colpiscono le donne con disabilità attraverso strategie di empowerment; a garantire a queste donne parità di accesso agli ambienti e alle informazioni; a includere le loro istanze nelle politiche per la parità di genere e l’emancipazione femminile; a garantire che le donne e le ragazze con disabilità acquisiscano la consapevolezza dei loro diritti attraverso campagne mirate a tale scopo, e che anche la società venga educata al rispetto dei diritti e della dignità umana delle donne e delle ragazze con disabilità con apposite campagne di sensibilizzazione; a garantire il pari riconoscimento davanti alla legge, con l’abolizione dei regimi decisionali sostitutivi in favore di quelli supportati per mettere le donne con disabilità in condizioni di prendere decisioni su diversi aspetti della loro vita (e in particolare in àmbito sessuale/riproduttivo, economico/patrimoniale, lavorativo).
Ulteriori misure vengono proposte in materia di vita indipendente e inclusione nella comunità, salute e riabilitazione, istruzione inclusiva, ricerche e raccolta dati disaggregati per il genere e la disabilità.
Anche la sezione dedicata al Protagonismo è proposta come un appello rivolto all’Unione Europea e ai responsabili politici nazionali a intervenire in àmbiti particolarmente critici per le donne con disabilità. È infatti richiesto che venga garantita “Alle donne e alle ragazze con disabilità l’autonomia di scelta sul proprio corpo come prerequisito per il loro protagonismo“, autonomia costantemente minata dal persistere di pratiche quali la sterilizzazione forzata, il matrimonio infantile, la mancanza di educazione alla sessualità e norme sociali restrittive. In materia di accesso alla giustizia, è proposto, tra le altre cose, di “Stabilire meccanismi speciali di indennizzo e compensazione per le donne e le ragazze con disabilità che hanno subito qualsiasi forma di violenza“.
Altre misure ancora riguardano specificamente i diritti di salute riproduttiva e il diritto alla vita familiare, il lavoro e l’occupazione, la partecipazione civile e alla vita politica e pubblica.
L’ultimo paragrafo della sezione è dedicato infine al coinvolgimento delle organizzazioni rappresentative delle donne con disabilità nelle “Questioni legate alla disabilità e nei programmi di integrazione della dimensione di genere“.
La sezione conclusiva è denominata Il futuro necessario e in essa si chiede “Un futuro in cui le diverse esperienze di tutte le donne e le ragazze con disabilità arricchiscano le nostre società“, un futuro nel quale anche i movimenti femministi, nel rafforzare le loro azioni, si dispongano ad accogliere le diverse esperienze delle donne con disabilità. Una specifica attenzione è dedicata alle elezioni per il Parlamento Europeo che si svolgeranno dal 6 al 9 giugno prossimi. In merito ad esse l’EDF chiede all’Unione Europea e ai Governi di assicurare la piena partecipazione delle donne con disabilità sia come elettrìci che come candidate; la loro inclusione significativa e la loro leadership nel processo decisionale; una maggiore visibilità e consapevolezza delle donne e delle ragazze con disabilità; azioni concrete e mirate per ridurre il livello di povertà delle stesse; l’adozione della Direttiva UE sulla lotta alla violenza contro le donne e la fine della sterilizzazione forzata; nonché il finanziamento di organizzazioni e progetti che sostengono l’empowerment, la leadership e il miglioramento dei diritti delle donne e delle ragazze con disabilità.
Photo: Ultimavoce.it