Con le linee guida proposte dal governo si prospetta un nuovo impianto legislativo per il no profit
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato in questi giorni l’impianto della legge quadro sul non profit proponendo delle linee guida per la riforma del terzo settore. Dentro ci sono sia la stabilizzazione senza tetto del 5 per mille, la legge sull’impresa sociale, quella sul servizio civile universale, oltre alla riforma del codice civile che la nostra piattaforma aveva chiesto. Di seguito proponiamo principali passaggi del documento alla base della riforma del Terzo Settore.
L’analisi del contesto
Il documento del governo fa innanzi tutto un’analisi della situazione e riconosce al Terzo Settore un ruolo determinante nel futuro del Paese grazie alla sua capacità di auto-organizzare dal basso
«Per realizzare il cambiamento economico, sociale, culturale, istituzionale di cui il Paese ha bisogno è necessario che tutte le diverse componenti della società italiana convergano in un grande sforzo comune. Il mondo del terzo settore può fornire un contributo determinante a questa impresa, per la sua capacità di essere motore di partecipazione e di autorganizzazione dei cittadini, coinvolgere le persone, costruire legami sociali, mettere in rete risorse e competenze, sperimentare soluzioni innovative».
La vision del progetto
La prospettiva che nasce dal contesto analizzato, è secondo il documento, quella di creare una nuova dinamica virtuosa e proattiva tra il settore privato tradizionale ed il privato sociale.
«Noi crediamo che profit e non profit possano oggi declinarsi in modo nuovo e complementare per rafforzare i diritti di cittadinanza attraverso la costruzione di reti solidali nelle quali lo Stato, le Regioni e i Comuni e le diverse associazioni e organizzazioni del terzo settore collaborino in modo sistematico per elevare i livelli di protezione sociale, combattere le vecchie e nuove forme di esclusione e consentire a tutti i cittadini di sviluppare le proprie potenzialità».
Gli obiettivi della riforma
Gli obiettivi principali della riforma sono 3: un nuovo welfare, una riforma legislativa e promuovere la responsabilità sociale dei cittadini e delle imprese.
«Tra gli obiettivi principali vi è quello di costruire un nuovo Welfare partecipativo, fondato su una governance sociale allargata alla partecipazione dei singoli, dei corpi intermedi e del terzo settore al processo decisionale e attuativo delle politiche sociali, al fine di ammodernare le modalità di organizzazione ed erogazione dei servizi del welfare, rimuovere le sperequazioni e ricomporre il rapporto tra Stato e cittadini, tra pubblico e privato, secondo principi di equità, efficienza e solidarietà sociale».
«Un secondo obiettivo è valorizzare lo straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nell’economia sociale e nelle attività svolte dal terso settore, che a ben vedere è l’unico comparto che negli anni della crisi ha continuato a crescere, pur mantenendosi ancora largamente al di sotto, dal punto di vista dimensionale, rispetto alle altre esperienze internazionali. Esiste dunque un tesoro inestimabile, ancora non del tutto esplorato, di risorse umane, finanziarie e relazionali presenti nei tessuti comunitari delle realtà territoriali che un serio riordino del quadro regolatorio e di sostegno può liberare in tempi brevi a beneficio di tutta la collettività, per rispondere ai nuovi bisogni del secondo welfare e generare nuove opportunità di lavoro e di crescita professionale».
«Il terzo obiettivo della riforma è di premiare in modo sistematico con adeguati incentivi e strumenti di sostegno tutti i comportamenti donativi o comunque pro-sociali dei cittadini e delle imprese, finalizzati a generare coesione e responsabilità sociale».
Le linee guida cui attenersi per raggiungere gli obiettivi della riforma
Per raggiungere gli obiettivi che si propone, il documento del governo indica una modernizzazione e semplificazione complessiva del sistema giuridico che regola i diversi soggetti del Terzo Settore, il rafforzamento e la diffusione della sussidiarietà, sostegno all’impresa sociale, potenziamento ed allargamento del Servizio Civile Nazionale e creare le condizioni per un sostegno economico del Terzo settore da parte del pubblico e del privato basato rigore e trasparenza.
«Ricostruire le fondamenta giuridiche, definire i confini e separare il grano dal loglio. Per superare le vecchie dicotomie tra pubblico/privato e Stato/mercato e passare da un ordine civile bipolare a un assetto “tripolare”, dobbiamo definire in modo compiuto e riconoscere i soggetti privati sotto il profilo della veste giuridica, ma pubblici per le finalità di utilità e promozione sociale che perseguono. Abbiamo inoltre bisogno di delimitare in modo più chiaro l’identità, non solo giuridica, del terzo settore, specificando meglio i confini tra volontariato e cooperazione sociale, tra associazionismo di promozione sociale e impesa sociale, meglio inquadrando la miriade di soggetti assai diversi fra loro che nel loro insieme rappresentano il prodotto della libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune. Occorre però anche sgomberare il campo da una visione idilliaca del mondo del privato sociale, non ignorando che anche in questo ambito agiscono soggetti non sempre trasparenti che talvolta usufruiscono di benefici o attuano forme di concorrenza utilizzando spregiudicatamente la forma associativa per aggirare obblighi di legge».
«Valorizzare il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale. L’azione diretta dei pubblici poteri e la proliferazione di enti e organismi pubblici operanti nel sociale si è rivelata spesso costosa e inefficiente. Nel sistema di governo multilivello che caratterizza il nostro paese l’autonoma iniziativa dei cittadini per realizzare concretamente la tutela dei diritti civili e sociali garantita dalla Costituzione deve essere quanto più possibile valorizzata. In un quadro di vincoli di bilancio, dinanzi alle crescenti domande di protezione sociale abbiamo bisogno di adottare nuovi modelli di assistenza in cui l’azione pubblica possa essere affiancata in modo più incisivo dai soggetti operanti nel privato solidale. Pubblica amministrazione e Terzo settore devono essere le due gambe su cui fondare una nuova welfare society».
«Far decollare davvero l’impresa sociale, per arricchire il panorama delle istituzioni economiche e sociali del nostro paese dimostrando che capitalismo e solidarietà possono abbracciarsi in modo nuovo attraverso l’affermazione di uno spazio imprenditoriale non residuale per le organizzazioni private che, senza scopo di lucro, producono e scambiano in via continuativa beni e servizi per realizzare obiettivi di interesse generale».
«Assicurare una leva di giovani per la “difesa della Patria” accanto al servizio militare: un Servizio Civile Nazionale universale, come opportunità di servizio alla comunità e primo approccio all’inserimento professionale, aperto ai giovani dai 18 ai 29 anni che desiderino confrontarsi con l’impegno civile, per la formazione di una coscienza pubblica e civica».
«Dare stabilità e ampliare le forme di sostegno economico, pubblico e privato, degli enti del terzo settore, assicurando la trasparenza, eliminando contraddizioni e ambiguità e fugando i rischi di elusione».
Consultazioni on line aperte agli operatori del settore
Infine, il governo vuole che il percorso di riforma sia partecipato dal basso e questa costituisce una vera novità
«Il Governo su queste proposte, intende conoscere le opinioni di chi opera tutti giorni nel Terzo settore, così come di tutti gli stakeholder e i cittadini sostenitori o utenti finali degli enti del no-profit. Per inviare le proposte si può scrivere all’indirizzo terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it».
«La consultazione sarà aperta dal 13 maggio al 13 giugno. Nelle due settimane successive il Governo predisporrà il disegno di legge delega che sarà approvato dal Consiglio dei Ministri il giorno 27 giugno 2014».
Appuntamento, quindi, al 27 giugno per capire come queste linee guida saranno trasformate in legge.