Misurare il grado di benessere di una società: due strumenti
Il prodotto interno lordo (Pil) misura i risultati economici di una collettività e quindi anche il suo benessere, ma è ampiamente riconosciuta la necessità di integrare tale misura con indicatori di carattere economico, ambientale e sociale che rendano esaustiva la valutazione sullo stato e sul progresso di una società. Costruito a partire dagli anni Trenta del Novecento per dare una dimensione al valore del prodotto realizzato da milioni di imprese, ai redditi percepiti da milioni di lavoratori, ai consumi effettuati da milioni di famiglie, non è ritenuto, da solo, più sufficiente per dare conto della complessità della società contemporanea.
Nasce quindi il BES, allo studio già da alcuni anni, che prende in considerazione 12 aree/indicatori: Ambiente, Sicurezza personale, Salute, Benessere soggettivo, Benessere economico, Paesaggio e patrimonio culturale, Istruzione e formazione, Ricerca e innovazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Qualità dei servizi, Relazioni sociali, Politica e istituzioni.
Il rapporto Bes 2014
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat) hanno presentato in questi giorni la seconda edizione del “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile” (Bes 2014) che riprende l’analisi degli elementi fondanti del benessere e del progresso in Italia e nei suoi territori. Nel capitolo salute del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile elaborato dal Cnel e dall’Istat emerge come migliorino le condizioni di salute fisica, ma peggiorino quelle psicologiche. Aumentano le persone in sovrappeso, ma diminuisce consumo alcol e tabacco. E nel sud si vive peggio.
Il Bes aspira a diventare un punto di riferimento per i cittadini, la società civile, i media e la politica, al fine di avere un quadro complessivo dei principali fenomeni sociali, economici e ambientali che caratterizzano il nostro Paese.
Sulla sintesi e comunicato della ricerca, si legge che gli indicatori del dominio salute sono stati costruiti tenendo conto di tre dimensioni fondamentali: le condizioni di salute, le principali cause di morte nelle varie fasi della vita, i fattori di rischio della salute derivanti dagli stili di vita.
L’Italia presenta condizioni di salute in miglioramento e livelli di speranza di vita tra i più elevati a livello internazionale (79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne. L’indicatore della speranza di vita in buona salute testimonia il miglioramento delle condizioni di salute degli italiani: tra il 2009 e il 2012 il numero medio di anni vissuti in buona salute aumenta di 2,1 anni per gli uomini e di 2,2 anni per le donne.
Nel 2012 si riduce il benessere psicologico. L’indice di stato psicologico passa dal punteggio medio di 49,8 del 2005 a 49 del 2012, con un peggioramento soprattutto per la popolazione adulta e i giovani uomini (tra i 18 e i 24 anni l’indice passa da 53,4 a 51,7 per i maschi).
Disuguaglianze tra Nord e Sud del paese
Sono ancora molto diffusi nella popolazione comportamenti che costituiscono rischi per la salute. L’eccesso di peso non accenna a diminuire – nel 2013 è in sovrappeso o obeso il 44,1% delle persone di 18 anni e più – così come la sedentarietà, che riguarda una consistente quota di popolazione (41,3% delle persone di 14 anni e più).
Permangono disuguaglianze territoriali e sociali. Nel Mezzogiorno, oltre ad una vita media più breve, si vive per più anni in peggiori condizioni di salute o con limitazioni nelle attività quotidiane.
Inoltre, molti dei comportamenti a rischio sono più marcati tra le persone di bassa estrazione sociale.