Finanziamenti per progetti nel digitale
Il Sole 24 Ore fa una cronaca dei vincitori per il 2013 del Premio Marzotto sulle nuove start up. I prossimi programmi di finanziamento europei apriranno ai progetti per start up digitali, occasioni da tenere presenti anche per la nostra cooperativa.
A Valdagno giovedì scorso c’era davvero un pezzo importante dell’ecosistema delle startup. Per il premio Marzotto, startupper, acceleratori, incubatori e addetti ai lavori a vario titolo hanno indossato la cravatta buona delle grandi occasioni. In cambio non hanno assistito all’ennesima business competition tra intimi. Alla Scuola di Musica Marzotto sono stati distribuiti ben 19 riconoscimenti (premio impresa del futuro, premio per una nuova impresa culturale e sociale, premio dall’idea all’impresa e Unicredit talento per le imprese) per un valore complessivo di 800mila euro. «Beh, lo sappiamo tutti – si confessa sottovoce Paolo Franceschi vincitore della scorsa edizione con Solwa – più delle strette di mano contano i soldi». I suoi 250mila euro non li ha però ancora spesi. E oggi aspetta un partner finanziario.
Chi invece ha le idee chiarissime è Basilio Lenzo, ingegnere meccanico di Wearable robotics, spin off della Scuola Superiore di S. Anna di Pisa che con i suoi esoscheletri robotici ha conquistato il premio più sostanzioso (250mila euro cash). Tra due anni avrà ultimato il prototipo che potrebbe aiutare anziani e disabili a camminare. Tra l’altro Lenzo è una mosca bianca, quello di Marzotto è “solo” la seconda competizione per startup a cui partecipa. Molti dei neo-impreditori presenti sono invece startupper seriali, professionisti dei premi, costretti, raccontano, a non perdersi una business competition perché «i soldi in Italia non ci sono».
Il sistema startup Italia, ammettono, è cresciuto (e anche tanto) in questi ultimi due anni (sono più di 200 le strutture che “allevano” startup mentre i nuovi imprenditori “innovativi” sono però poco più di un migliaio). Ma, avvertono, il tasso di mortalità rischia di salire ancora se non verrà immessa più liquidità. Per una volta però capital venture e business angel si lasciano sfuggire qualche parola di ottimismo. Da marzo i programmi europei di finanziamento Horizon 2020 apriranno alle startup digitali.
Per accedere a queste linee di credito non sarà più richiesta l’appartenenza a consorzi, la presenza di personale dell’università o brevetti.
A beneficiare dei fondi Ue non saranno insomma più solo progetti scientifici. Il nostro mercato, assicurano, si deve preparare ad accogliere nuovi capitali che andranno ad aggiungersi ad altri 200 milioni di euro che potrebbero arrivare dalla Cassa depositi e prestiti per il Fondo dei fondi. Il condizionale in questi casi è d’obbligo: le variabili in ballo sono troppe e vanno da quelli di natura più squisitamente politica alla capacità dei nostri startuppari di cogliere le opportunità dei programmi di finanziamento europei. La prospettiva però è quella di poter guardare ai premi e alle business competition come a occasioni di celebrazione del valore delle idee imprenditoriali. E non più solo appuntamenti cruciali per garantire la sopravvivenza della propria startup.