Novità nella normativa UE
Lo scorso anno il Co.In insieme all’Osservatorio Non Profit della Camera di Commercio di Roma presentò la “Guida agli acquisti sociali negli appalti pubblici” per restituire ad amministrazioni locali e imprese sociali il quadro di sintesi sullo stato di applicazione delle normative nazionali ed europee in materia di acquisti sociali nel territorio provinciale di Roma. Un lavoro utile per le Pubbliche Amministrazioni che permette di gestire in modo trasparente gli appalti pubblici valutando anche gli aspetti sociali nel rispetto dei più recenti orientamenti della Commissione Europea.
Una questione vitale, quella degli appalti, che il nostro Gruppo monitora da sempre con molta attenzione.
Le regole europee
L’Europarlamento ha approvato definitivamente in questi giorni le nuove regole su appalti e concessioni con l’obiettivo di garantire un miglior rapporto qualità/prezzo e maggiore trasparenza oltre che una semplificazione per la partecipazione delle pmi ai bandi di gara, e una clausola speciale di reciprocità, che permetterà di tutelare le imprese nei confronti delle concorrenti dei paesi terzi. Le autorità pubbliche spendono circa il 18% del PIL per appalti di forniture, opere o servizi, rendendo l’appalto una leva decisiva per il raggiungimento di obiettivi sociali specifici.
La riforma dei mercati pubblici, dicono da Bruxelles, si adatta ad un nuovo contesto in cui diventa necessario pensare a un modello di crescita sostenibile. In quest’ottica, bisogna sottolineare l’importanza del criterio di aggiudicazione, basato sui criteri qualitativi e non legati al costo minore. Viene infatti introdotto il criterio di “offerta economicamente più vantaggiosa” che mette l’accento non solo sul prezzo più basso ma anche su qualità, ambiente, aspetti sociali e innovazione, con un giro di vite sui subappalti. Vengono poi semplificate le procedure di gara a vantaggio delle pmi, grazie all’introduzione di un “documento unico europeo” standard basato sull’autocertificazione.
La norma italiana
Con l’emanazione del testo unico “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”, contenuto nel Dlgs 163/2006 si era provveduto ad introdurre una serie di importanti novità in materia di appalti, modificando sostanzialmente il precedente testo di legge. Fra queste modifiche assunse particolare importanza quello contenuto nell’art. 52 che istituisce gli appalti riservati che, quale nuova definizione di appalto, individuano una riserva di aggiudicazione a favore del settore dell’handicap e dello svantaggio socio-sanitario e l’articolo 28 che recita: «L’occupazione e le condizioni di lavoro sono elementi chiave per garantire pari opportunità a tutti i cittadini e contribuiscono all’integrazione nella società. In questo ambito i laboratori protetti ed i programmi di lavoro protetti contribuiscono efficacemente a promuovere l’integrazione o la reintegrazione dei disabili nel mercato del lavoro. Tuttavia, detti laboratori potrebbero non essere in grado di ottenere degli appalti in condizioni di concorrenza normali. Appare pertanto opportuno prevedere che gli Stati membri possano riservare la partecipazione alle procedure di aggiudicazione di appalti pubblici a tali laboratori o riservare l’esecuzione degli appalti nel contesto di programmi di lavoro protetti». Molto importante anche l’articolo 19: «Fatte salve le norme vigenti sulle cooperative sociali e sulle imprese sociali, le stazioni appaltanti possono riservare la partecipazione alle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, in relazione a singoli appalti, o in considerazione dell’oggetto di determinati appalti, a laboratori protetti nel rispetto della normativa vigente, o riservarne l’esecuzione nel contesto di programmi di lavoro protetti quando la maggioranza dei lavoratori interessati è composta di disabili i quali, in ragione della natura o della gravità del loro handicap, non possono esercitare un’attività professionale in condizioni normali».
Le novità sociali
Ma veniamo alle novità odierne, quelle introdotte ora nell’articolo 17 “Appalti riservati” che va oltre i laboratori protetti e include concetti chiave come l’integrazione sociale e i soggetti svantaggiati (non solo quindi affetti da disabilità) ampliando di fatto la possibilità di partecipazione ad operatori economici che hanno come mission l’inserimento a tutto tondo. Una modifica sostanziale e positiva che fa ben sperare realtà di impresa sociale come le nostre. Di seguito il testo dell’articolo:«Gli stati membri possono riservare il diritto a partecipare alle procedure di appalto a laboratori protetti e ad operatori economici il cui scopo principale sia l’integrazione sociale e professionale dei lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati o riservarne l’esecuzione nel contesto di programmi di lavoro protetti quando oltre il 30% dei lavoratori dei suddetti laboratori, operatori economici o programmi sia composto da persone con disabilità o da lavoratori svantaggiati».