Denuncia della Società Italiana di Pediatria
Lo stato dell’assistenza pediatrica in Italia regista un alto tasso di variabilità da regione a regione. A lanciare l’allarme è la Società italiana di pediatria, che a Roma ha presentato il documento “La salute dei bambini e la sanità delle regioni: differenze inaccettabili”», curato dal suo Comitato di bioetica. Anche le scelte legate ai vaccini sembrano davvero essere, denunciano, più legate al fai-da-te che su uno screening neonatale allargato per le malattie metaboliche. Dalle differenze abissali nella mortalità neonatale, che al Sud è del 30% più elevata rispetto alla regioni settentrionali, fino ai tassi d’incidenza dei tumori, decisamente superiori in Italia a quelli Usa e dell’Europa del Nord. Anche le cure palliative pediatriche sono strutturate oggi solo in 9 regioni. Sembra che l’assistenza pediatrica non garantisca parità di trattamento a quelli che della società non sono soltanto tra i soggetti più fragili, ma ne rappresentano anche il futuro. La Sip, sulle disuguaglianze di questo trattamento, chiama in causa i principi fondamentali di uguaglianza, universalità ed equità richiamati dall’art. 32 della Costituzione.
La parità di trattamento nelle cure
E «il nuovo intervento sul Titolo V della Costituzione non basterà a risolvere questi problemi, se il testo finale non si discosterà da quello proposto dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che riconosce allo Stato la legislazione esclusiva in materia di determinazione dei livelli essenziali di assistenza», affermano gli esperti della Sip. Perciò nel documento la società scientifica propone la sostituzione della lettera m dell’articolo 117 con il testo seguente: (lo Stato ha legislazione esclusiva rispetto alla) «determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale; (alle) disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro». Formulazione che, ne sono convinti i pediatri, salvaguarderebbe l’autonomia delle Regioni rispetto alla «programmazione e organizzazione» dei servizi, ma limiterebbe, attraverso l’utilizzo della misura di ciò che è appropriato/inderogabile e non semplicemente essenziale nel senso del minimo indispensabile, il disorientamento normativo e l’allargarsi della distanza fra chi ha di più e chi ha meno.