Come stanno gli italiani
E’ stato presentato nei giorni scorsi all’ospedale “Agostino Gemelli” di Roma il Rapporto Osservasalute 2014, analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell‘assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni. Tra gli elementi che emergono maggiormente ci sono l’aumento dell’incidenza di alcune patologie tumorali prevenibili, primo fra tutti il boom del cancro al polmone nella popolazione femminile, + 17,7% tra il 2003 e il 2013, legato soprattutto al fumo di sigaretta, ma pure il + 10,5% di tumore alla mammella e, tra gli uomini, l‘incidenza del tumore al colon retto (+ 6,5% ). Ancora troppo pochi gli investimenti destinati alla prevenzione, preoccupante anche l’aumento della cronicità legata all’invecchiamento della popolazione. Oltre un italiano su 5 ha infatti più di 65 anni, dal 2002 al 2012 la speranza di vita è passata, per gli uomini, da 77,2 a 79,6 anni, per le donne, da 83,0 a 84,4, mentre sono più di 16mila gli ultracentenari (regione più “anziana” la Liguria, più “giovane” la Campania). Sembra invece diminuire il tasso di mortalità infantile: nel 2011 pari a 3,1 morti per 1.000 nati vivi, in calo rispetto al 2006 (3,4), ma in Sicilia è addirittura di 4,59 per 1.000 nuovi nati. Disuguaglianze territoriali che stridono, e non solo in questo ambito. “Abbiamo regioni in cui metà degli anziani rinunciano alle cure perché non possono permettersi di bypassare le liste d’attesa – conclude Ricciardi -. La salute è un investimento: le risorse destinate a salute e sanità sono un elemento di sostenibilità per il futuro”.
Si prevede un aumento della spesa sanitaria
Per il segretario scientifico dell’Osservatorio, “i modelli di previsione della Ragioneria generale dello Stato testimoniano che l’invecchiamento della popolazione comporterà un aumento di spesa sanitaria”, la cui quota in rapporto al Pil raggiungerà “il 7,5% nel 2035, superiore di mezzo punto a quella odierna attestata al 7,0% (contro la media Ue dell’’8,7% del Pil, ndr)”. A questo si aggiunge, continua il segretario dell’Osservatorio, il fatto che “l’invecchiamento acuirà il problema della spesa per l’assistenza agli anziani” che oggi grava in buona parte sulle famiglie. La dinamica demografica in corso disegna strutture familiari con uno o due componenti e con molti anziani soli, una disgregazione che obbligherà il sistema di welfare a “intervenire con nuove risorse e soluzioni innovative economicamente sostenibili”.
I dati più interessanti
Emergono tipologie nuove come i “giovani anziani” (ossia i 65-74enni) che sono oltre 6 milioni, pari al 10,6% della popolazione residente. I valori regionali variano da un minimo dell’8,9% della Campania a un massimo di 13,1% della Liguria. Vi è un’opposta struttura per età tra residenti con cittadinanza italiana e residenti stranieri: infatti, per la componente italiana i 65-74enni rappresentano l’11,3% della popolazione residente contro l’1,9% registrato per gli stranieri. Gli “anziani” (75-84 anni) sono più di 4 milioni e rappresentano ben il 7,6% del totale della popolazione ma, anche in questo caso, è possibile notare differenze geografiche. In Liguria rappresenta ben il 10,2% del totale, mentre in Campania è “solo” il 6,0%. Le differenze nella struttura per età della popolazione per cittadinanza si fanno, in questo caso, ancora più marcate: gli “anziani” sono l’8,1% degli italiani contro lo 0,6% dei residenti stranieri. La popolazione dei grandi vecchi è pari a oltre 1 milione e 700.000 persone, pari al 3,0% del totale della popolazione residente: anche tale indicatore mostra i valori maggiori in Liguria (4,4%), i valori inferiori in Campania (2,1%). La quota di popolazione straniera, in questa fascia di età, è del tutto irrisoria e rappresenta solo lo 0,1% rispetto alla quota di cittadinanza italiana che è il 3,2%. Si registra, inoltre, l’aumento del peso della componente femminile sul totale dei residenti all’aumentare dell’età: la quota di donne e del 53,2% tra i giovani anziani, sale a 58,6% tra gli anziani e arriva al 69,4% tra i grandi vecchi. E’ poi boom degli ultracentenari– Sono molto più che raddoppiati nel periodo 2002-2013, passando da poco più di 6.100 nel 2002 a oltre 16.390 nel 2013. In termini relativi, nel 2002, ogni 10.000 residenti uno era ultracentenario, mentre nel 2013 quasi tre. Se si considera il solo contingente femminile, negli stessi anni si è passati da 1,8 a 4,4 ultracentenarie ogni 10.000 residenti. Gli ultracentenari uomini sono passati da 0,4 a 1,0 ogni 10.000 residenti. Le speranze di vita sono in crescita- Nel 2012 la speranza di vita alla nascita è di 79,6 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.