Dietro Google Translate ci sono traduttori in carne ed ossa
Google translate: come funziona? Prima o poi, almeno una volta lo usiamo un po’ tutti, anche se i traduttori di professione inorridiscono davanti a traduzioni che sono spesso pessime. Anche perché non sempre le traduzioni di Google Translate sono così corrette. Tempo fa un giornalista copiò e incollò un intero testo in inglese nel traduttore. Il protagonista della storia originale era un tale Mr. King, il traduttore attribuì tutto a un re. «Google Translate non vuole competere con i traduttori di professione», spiega alla stampa Barak Turovsky, il responsabile di Google Translate. «Il nostro obiettivo è sviluppare il prodotto più utile per le persone comuni nella vita di tutti i giorni, aiutando per esempio gli utenti dei Paesi in via di sviluppo che usano Internet per la prima volta a rompere le barriere linguistiche, o semplicemente facilitando la comunicazione durante una vacanza. È un uso diverso dalla traduzione professionale».
Entrando negli ingranaggi di Google traduttore, si scopre che non ci sono solo codici virtuali. Le traduzioni che appaiono sul lato destro dello schermo sono il risultato di un sistema incrociato di testi già scritti e tradotti dai traduttori professionisti. «Translate usa una combinazione di sistemi di apprendimento automatico e intelligenze artificiali», dice Turovsky. Alla base c’è la Machine Translation, che analizza milioni di documenti sul Web già tradotti, come trascrizioni che arrivano da fonti istituzionali come l’Onu, dove per i testi ufficiali vengono prodotti in lingue diverse. «I nostri computer», racconta Turovsky, «scansionano i testi e individuano i campioni statistici più significativi che collegano la traduzione con il testo originale. Questi milioni e milioni di campioni vengono poi usati dai nostri algoritmi per creare schemi per tradurre testi simili in futuro».
Le lingue che funzionano di più
L’inglese è una di quelle lingue che funzionano meglio delle altre. Soprattutto quando l’inglese è la lingua tradotta e la lingua di partenza è una delle lingue dell’Unione europea, grazie all’uso dei numerosi testi dell’Unione europea tradotti nelle diverse lingue comunitarie. Il problema sorge quando per alcune lingue non ci sono abbastanza documenti tradotti sul web che si possono usare per sviluppare campioni e istruire il sistema. «Questa è una delle ragioni per le quali la qualità della nostra traduzione può variare da linguaggio a linguaggio, stiamo lavorando attivamente su questo fronte», assicura Turovsky. La difficoltà esiste soprattutto con lingue come il greco, il cirillico, il cinese o l’arabo, che hanno alfabeti diversi da quello latino: in questo caso i testi possono essere traslitterati automaticamente dagli equivalenti fonetici, ma esistono anche le opzioni di scrittura a mano sullo schermo e la traduzione vocale.
Il contributo degli utenti
Un pò come Wikipedia, il ruolo degli utenti utilizzatori è importante. Anche gli utenti infatti possono contribuire a educare il sistema fornendo un giudizio sulla traduzione che hanno ottenuto. E in molti casi il loro intervento è stato risolutivo. «Ci sono persone che chiedevano come potevano contribuire a a rendere migliore Google Translate nella loro lingua, così è stata creata una Translate Community», racconta Turovsky. Una storia di successo è quella della lingua kazaka. Il governo ha invitato le comunità di lingua inglese e kazaka a contribuire al progetto di sviluppo di Google Translate in kazako. E oggi anche in Kazakistan possono usare il traduttore automatico.
Al momento Google Translate è disponibile per 90 lingue, compresi zulu, yiddish e swahili (qui la lista completa). C’è anche il latino per le versioni. E da Google stanno lavorando per introdurre anche lingue come il cantonese, il curdo, il tibetano e il samoano. «Per gli smartphone e tablet che supportano Android, si può scaricare un linguaggio di riferimento prima del viaggio, in modo che si possa usare Translate anche senza connessione quando si è all’estero. Un sistema molto utile per ridurre i costi del roaming», dice Turovsky.
Una delle ultime novità lanciate è Word Lens, un sistema che permette di tradurre cartelli e segnali stradali puntando la videocamera dello smartphone.