L’Europa lancia il piano per il Digital Single Market: qualità dei servizi, concorrenza e tariffe in discesa
Buone nuove sul fronte della Digital economy in Europa. Lo scorso 6 maggio la Commissione Europea ha infatti presentato il piano per il Mercato Unico Digitale che nel corso dei prossimi 18 mesi è destinato, oltre a che a regolamentare il mercato e la concorrenza, a tutelare i consumatori e ad abbassare in loro favore le tariffe.
In termini monetari aprire i confini digitali in Europa può equivalere ad aumento di circa 415 miliardi di euro per il PIL europeo, ovvero una crescita del 3 per cento rispetto all’attuale, una vera boccata d’ossigeno mentre mezza Europa è alla ricerca di una strada per uscire dal pantano dell crisi.
Lo ha dishiarato Günther Oettinger, Commissario Ue alla Digital Economy, DW Global Media Forum, la conferenza internazionale sui media organizzata dalla piattaforma media internazionale tedesca Deutsche Welle e che si è conclusa a Bonn il 24 giugno e di chi abbiamo già parlato per quanto riguarda proprio per l’azione europea sui digital media.
Una strategia su 3 pilastri
La strategia per arrivare al Mercato Unico Digitale posa le sue fondamenta su tre pilastri:
- migliorare l’accesso a beni e servizi online;
- reti digitali e servizi innovativi;
- massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.
“Il 1° giugno – ha ricordato Oettinger – a Berlino il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Junker si sono impegnati per rendere il Mercato Unico Digitale una realtà e nei prossimi giorni i Capi di Stato e di governo consegneranno la loro guida sulla strada da fare”.
Come detto, nel corso di un’anno e mezzo il piano per il Mercato Unico Digitale verrà gradualmente a compimento e già a partire dai prossimi mesi verranno presentate due importanti iniziative legislative che avranno immediatamente un diretto impatto sul mercato europeo dei media e dei contenuti.
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Una nuova regolamentazione per il mercato dell’audiovisivo europeo
La prima, nel 2016, è la revisione Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi, per il cui processo di modifica la Ue lancerà una consultazione pubblica.
In particolare i punti su cui si sta lavorando ad individuare se, oltre alla televisiva e ai servizi media offerti online, come Netflix, individuati già dall’attuale direttiva, ci siano altri tipi di servizi su web non previsti e quindi non disciplinati e che dovrebbero essere invece regolamentati.
“Bisogna essere sicuri che il nostro quadro regolamentare sia equo e adatto allo scopo nell’era digitale”, precisa in questo senso Oettinger.
Inoltre, pur applicandosi tutti i media audiovisivi, le regole attuali sono asimmetriche perché sono meno rigorose nei confronti i servizi on-demand, il settore che cresce più rapidamente e su cui occorre intervenire. A partire da nuovi sistemi per innovare e regolamentare la pubblicità – che con il VOD (Video On Demand) può non esistere del tutto o “pagare” completamente o in parte i costi di visione con una presenza più o meno invasiva e profilata – a introdurre regole per la tutela dei minori, fino infine ad introdurre anche nel VOD il vincolo alla promozione delle opere europee.
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Entro la fine dell’anno un diritto d’autore in linea con l’era digitale
Sul diritto d’autore in un contesto che moltiplica le possibilità di produzione, di distribuzione, di fruizione e di condivisione, occorre trovare equilibrio tra gli interessi dei consumatori e quelli dei creativi e dei creatori di contenuti, in particolare l’industria audiovisiva.
Questa volta a partire, ad esempio, dalla possibilità di accedere servizi online pagati in Paesi Ue diversi da quelli in cui ci trova al momento in cui si effettua l’accesso, semplificando ed adeguando all’attuale l’applicazione transfrontaliera del copyright per rendere trasparente come le opere protette da diritto d’autore possano essere usate dagli intermediari online.
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Media Digitali: la difesa della libertà e del pluralismo dalle pressioni politiche ed economiche
Se Oettinger definisce “valore fondamentale per la Ue” libertà e il pluralismo e questo non può che valere anche per i media digitali. “Le pressioni politiche, le difficoltà economiche, le aggressioni fisiche ai giornalisti, leggi restrittive e la crisi finanziaria che riguarda il settore – ha osservato il Commissario Ue – influenzano la capacità dei media di operare liberamente“.
“La mancanza di libertà e pluralismo incide negativamente sui media europei e sull’industria creativa“, continua il responsabile Ue per l’economia Digitale che sottolinea come questo ” può effettivamente avere un impatto sulle decisioni delle media company”.
Due nuovi progetti su libertà e pluralismo sono l’European Centre for Press and Media Freedom, un progetto gestito dall’European University di Firenze e dal suo Robert Shuman Centre for Advanced Studies, con anche il supporto del Parlamento Ue, sono la risposta la risposta concreta dell’Unione Europea alla questione, con lo scopo di monitorare il settore e denunciare alle autorità competenti le eventuali violazioni, prevedendo anche azioni di tutela per i giornalisti sotto minaccia.
Il Media Pluralism Monitor, sempre gestito dall’Istituto Universitario Europeo di Firenze, è invece un progetto pilota finanziato dalla Ue con ha l’obiettivo di individuare i potenziali rischi per il pluralismo dei media negli Stati membri.
Queste sono le priorità su cui, attraverso la consultazione europea dovranno lavorare tutti: dai professionisti dei media alle ONG, dalle autorità nazionali alle istituzioni europee, fino ai i cittadini.
“Credo – conclude Oettinger – che il dialogo e azioni coordinate a tutti i livelli possano essere efficaci per rafforzare in Europa il settore libero e innovativo dei media”.